Alessandro Magno: il Grande, il Conquistatore, il Macedone

<strong>Alessandro Magno</strong>: il Grande, il Conquistatore, il Macedone
Alessandro Magno

Alessandro Magno (356-323 a.C.), (greco: Μέγας Ἀλέξανδρος, Mégas Aléxandros), ufficialmente Alessandro III, viene conosciuto anche come Alessandro il Grande, Alessandro il Conquistatore o Alessandro il Macedone. Tutti nomi che derivano dalle sue gloriose gesta di re di Macedonia.

Nacque da Filippo II di Macedonia e da Olimpiade, figlia di Neottolomeo, re d’Epiro. Narrano i suoi biografi che sin dall’adolescenza coltivasse l’amore per la gloria sui testi di Omero, in particolar modo sull’Iliade. Nel 343, Filippo chiamò alla corte di Macedonia, quale maestro del giovinetto, Aristotele. L’influenza del filosofo non fu invero determinante per la formazione filosofica e culturale del giovane principe. Alessandro, avviato ad un diverso destino, serbò tuttavia un profondo rispetto per lo Stagirita (Aristotele) e per il mondo della cultura in genere.

Già distintosi per virtù militari nella battaglia di Cheronea contro i Tebani (338), salì al trono ventenne, dopo l’uccisione del padre, e si accinse con fermezza ed energia, nonostante le difficili circostanze create all’interno dalle opposizioni dinastiche ed all’esterno dalle agitazioni dei Barbari e dei Greci, a continuare e a superare l’opera paterna. Si servì della salda organizzazione militare creata da Filippo e di generali fedeli e capaci, quali Antipatro e Parmenione, per consolidare il potere e per domare la riscossa dei Greci che con la morte di Filippo ritenevano di potersi liberare dal dominio macedone. A Corinto si fece conferire i poteri della Lega Greca che già erano stati del padre e, poiché Tebe gli si opponeva, le mosse guerra e la distrusse (335). Nella primavera del 334 indisse la grande spedizione asiatica inserendo il piano di lotta paterno nello schema di un’ideale di rivincita del mondo greco contro i Persiani. Lasciato Antipatro, quale luogotenente in Macedonia, Alessandro con un esercito di 40.000 uomini passò l’Ellesponto.

L’impero degli Achemenidi (sul trono dei quali era salito Dario III Codomane), vastissimo e potente per risorse e ricchezze, difettava di organizzazione militare e di una salda autorità centrale. Con l’aiuto di Parmenione, Alessandro riportò sui Persiani al fiume Granico, nei pressi di Troia, la prima vittoria, che gli aprì la via dell’Asia e gli procurò il favore di quelle città greche alle quali garantì libertà e autonomia. Seguirono la conquista della Licia, della Panfilia, della Pisidia – a Gordio, nella Frigia, trascorse l’inverno e sciolse il celebre nodo – e nella primavera seguente riportò la vittoria di Isso sui Persiani che nel frattempo avevano allestito un forte esercito, in gran parte mercenario. L’esigenza di procurarsi sicurezza nei traffici navali e rifornimenti di cereali impose a questo punto la conquista dell’Egitto che valse anche ad isolare la Persia dal Mediterraneo. Verso la fine del 332, occupate Tiro e Gaza e tutto il delta del Nilo, Alessandro fondò una nuova città, che dal suo nome chiamò Alessandria, destinata a divenire importante centro di commercio e di cultura.

Nel 331, respinse le proposte di pace di Dario, riprese la campagna d’Asia e nella pianura tra Arbela e Gaugamela, non lontano dalle rovine di Ninive, sconfisse nuovamente i Persiani; Dario, che aveva cercato salvezza nella fuga, fu deposto ed ucciso da Besso, satrapo della Battriana, che si proclamò suo successore. Con la caduta di Persepoli e la morte di Dario si compiva la missione rivendicatrice dei Greci nei confronti della Persia, ma Alessandro a questo punto volle considerarsi continuatore della monarchia persiana, ne adottò il cerimoniale di corte ed iniziò una politica di conciliazione, favorendo culti e tradizioni locali, conservando le satrapie, promuovendo matrimoni tra greci e persiani ed assegnando impieghi e cariche a nobili persiani. Tale indirizzo suscitò forte malcontento fra i suoi e creò un’atmosfera inquieta di sospetti dalla quale Alessandro stesso si lasciò travolgere al punto di mettere a morte alcuni suoi validi collaboratori come Parmenione e Filota. Conquistate la Battriana e la Sogdiana, catturato Besso che fu mandato a morte quale traditore da un’alta corte persiana, Alessandro celebrò le nozze con Rossane, figlia del satrapo della Battriana, Ossiarte, quasi a significare l’ideale fusione tra Grecia e l’Asia. Quindi, affascinato dalla prospettiva dell’impero universale, mosse alla conquista dell’India.

Gravissime si prospettavano le difficoltà per il clima, la natura dei luoghi, le immense distanze. La vittoria al fiume Idaspe sull’esercito del re indiano Poro gli permise l’occupazione del Panjab e di parte del bacino dell’Indo, ma il disagio e il malcontento diffusissimi tra le sue truppe ormai stremate da così lunghe campagne militari gli impedirono di procedere oltre il Gange, secondo il suo disegno. Nel 326 deliberò il ritorno per il quale impiegò due anni, cosicché soltanto nel 324 poteva entrare in Susa e porre mano ai piani di organizzazione dell’Impero. L’anno dopo, mentre stava allestendo una spedizione contro l’Arabia, colpito da febbre violenta morì a soli 33 anni. Per Alessandro si può veramente parlare di un destino d’eccezione ed è naturale pertanto che la sua figura, lui vivente, abbia assunto un che di mistico e leggendario e sia passata alla storia come il prototipo del conquistatore e del sovrano.

La critica moderna ha in parte tentato di sfrondare l’atmosfera mitica per restituire l’operato del grande macedone ad una maggiore concretezza storica e, pur riconoscendogli grande avvedutezza, fascino personale e genialità militari, ha cercato di lumeggiare anche l’apporto dei suoi collaboratori e dell’ambiente. L’aspirazione di Alessandro ad una monarchia universale ed alla fusione tra vincitori e vinti non poté realizzarsi completamente e in modo duraturo anche per l’immatura morte di lui e per le lotte tra i Diadochi. Tuttavia con Alessandro la civiltà greca si diffonde, uscendo dai suoi ristretti confini. Nascono città nuove, nuovi centri di traffico e di cultura, nuovi concetti politici, nasce un’età nuova cui sarà dato il nome di ellenismo.

 

Alfonso Fiumarella

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