Re Sole. Scorreva sangue siciliano nelle vene del Re di Francia?

<strong>Re Sole</strong>. Scorreva sangue siciliano nelle vene del Re di Francia?

Una domanda sicuramente impertinente per molti francesi che, però, potrebbe contenere una verità possibile, anzi probabile. Argomento, confesso, eccitante che mi ha indotto a svolgere una piccola indagine dalla quale sono affiorati alcuni indizi interessanti che avvalorerebbero l’ipotesi che il re Sole potrebbe essere stato il frutto della relazione fra Anna d’Austria, regina di Francia, (moglie di Luigi XIII) e il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, geniale primo ministro francese dal 1643 al 1661, figlio della nobildonna romana Ortensia Bufalini e del palermitano Pietro discendente da una nobile casata originaria, secondo Giuseppe Ferreri (1), della città di Mazzarino, in provincia di Caltanissetta.

Re Sole
Luigi XIV di Francia

Sulla sicilianità di Pietro non ci sono più dubbi: egli, infatti, nacque a Palermo (nel 1576?) e qui visse nel palazzo di famiglia, i cui resti fatiscenti si possono ancora vedere, fra cumuli d’immondizia e spaventose povertà, in piazza Garraffello, alla Vucciria, fino a quando non si trasferì a Roma, per motivi di lavoro, dove morirà nel 1654. (2)

Anche su quella del Cardinale, suo figlio, s’incontrano riscontri chiari nella memorialistica storica e perfino nelle famigerate “mazarinades” che i suoi avversari fecero circolare in Francia durante le guerre della Fronda secondo le quali Mazzarino era “il facchino siciliano”. Per il principe Condé, suo potentissimo nemico, era “il furfante di Sicilia”.

Lo stesso Louis Saint-Simon, figlio di Claude il “favorito” che Luigi XIII licenziò con la grave accusa “di andare a donne”, (3) mise in dubbio la nobiltà dei natali del Cardinale, ma non la sua origine siciliana:“i Mazarino erano della Sicilia, del Val di Mazara…”

Giulio Mazzarino: il più grande primo ministro di Francia

Ma se all’estero questo dato era noto, seppure con una connotazione spregiativa, in Italia la gran parte degli studiosi l’hanno quasi ignorato. Taluni hanno parlato di cardinale “italiano” o “abruzzese” per via del fatto che egli nacque a Pescina il 14 luglio 1602- (che giorno presago per la futura storia di Francia!) dove donna Ortensia andò a partorire.

Mai siciliano, anche se già il cognome era indicativo. Ora- sia chiaro- questa illustre sicilianità nulla toglie e nulla aggiunge al prestigio dei reali di Francia e, per altri versi, alla Sicilia. Semmai, i siciliani ne potrebbero ricavare un qualche motivo di compiacimento e, al contempo, d’amarezza poiché si confermerebbe la tendenza secondo cui l’Isola, per le vie dell’emigrazione, ha sempre donato al mondo i suoi figli migliori, trattenendo per se i mediocri, i peggiori.

In fondo, anche nel caso dei Mazzarino (Pietro e Giulio) di emigrazione si trattò, anche se di uno standard sociale altolocato. Così come stupisce il troppo indugiare sui quarti di nobiltà del Cardinale, quando Richelieu,  personalità potente e navigata, senza troppo sottilizzare, strappò l’intraprendente Giulio alla cancelleria del Papato e ne fece il suo degno successore.

In diciotto anni di geniale governo, Mazzarino si affermerà come il più grande primo ministro della Francia e dell’Europa del ‘600. Opinione, certo, impegnativa che riflette il pensiero di taluni, eminenti storici francesi: P. Robiquet (4) parla del trattato dei Pirenei (con la Spagna) come del trionfo politico di Mazzarino “un’opera perfetta e uno dei monumenti più belli che ci ha lasciato la diplomazia francese…”, mentre Auguste Bailly (5) da atto della sua saggezza e lungimiranza politica che consentì alla Francia di esercitare “una supremazia sull’Europa più mediante il dispiegamento del suo pensiero che degli eserciti”. Credo che bastino queste due considerazioni per celebrare la gloria del ministro Mazzarino.

Fra il Cardinale e la Regina: una bellissima storia d’amore

Ma torniamo alla domanda iniziale alla quale nessuno può rispondere con certezza. In Francia taluni hanno negato tale paternità del Cardinale, anche per “amor patrio”, altri l’hanno affacciato. Anche la ristretta cerchia di coloro che conoscevano le circostanze del probabile concepimento extraconiugale di Luigi XIV non avrebbero potuto ammetterlo né tantomeno dichiararlo in pubblico.

In mancanza di prove certe si può solo procedere per deduzione, partendo dai diversi pareri e dalle  memorie che, in generale, propendono per una risposta affermativa. Oltre la complicità politica, fra il Cardinale e la Regina ci fu una bellissima storia d’amore, ricca di sentimenti e d’ardenti passioni, recentemente illustrata anche da un avvincente film prodotto, nel 2008, per la tv “France2”: “La reine et le Cardinal”, per l’appunto.

Ne fanno fede le undici lettere cifrate, decriptate e pubblicate da Ravenel. In una delle quali (datata 11 maggio 1651), il Cardinale, rispondendo alla Regina che lo aveva rassicurato sulla buona salute del piccolo re, scrive “Tutto quel che mi dite del Confidente (Luigi XIV ndr) mi entusiasma e credo fermamente che sarà la nostra consolazione” . Lo storico nota che “ne parla come si parla di un figlio dal quale molto si aspettano i genitori”.(6)

Il Cardinale amò il piccolo Luigi, formalmente “suo figlioccio”, di un amore paterno e gli dedicò molte delle sue quotidiane cure per istruirlo nella difficile arte di governare gli uomini e gli eventi. A. Bailly (op. cit.) nota che “esteriormente i loro rapporti erano pressoché quelli di un padre e di suo figlio”.

Per il bene del re, Mazzarino si mostrerà implacabile nel negargli la mano di sua nipote Maria Mancini. Per il Cardinale, e la sua grande famiglia, avere la nipote sul trono di Francia sarebbe stata l’apoteosi. Eppure, impedì quel matrimonio per far sposare Luigi con l’Infanta di Spagna e così suggellare l’accordo strategico con la monarchia iberica. Non si commosse nemmeno quando- come scrive Bussy-Rabutin (7)- “Luigi XIV, si gettò ai suoi piedi e lo pregò in lacrime chiamandolo “papà”.

Una storia complessa, intrecciata di segreti e di dolci intimità che rileviamo solo per necessità d’indagine giacché la vita privata dei suoi protagonisti ha molto influenzato quella pubblica. Oltre i sentimenti, infatti, entrano in ballo la politica e la ragion di stato. La mancata nascita di un successore di Luigi XIII poteva compromettere il futuro della dinastia regnante e quindi gli assetti di potere in Europa. E, dopo oltre due decadi d’infruttuoso matrimonio, il Delfino non c’era ancora e si disperava che potesse arrivare per la legittima via coniugale.

Dopo 23 anni d’infruttuoso matrimonio, nasce il Delfino

Ufficialmente, il concepimento del re Sole avvenne in una notte buia e tempestosa del dicembre 1637, quando la Regina lasciò improvvisamente la sua residenza e si recò al Louvre decisa a incontrare, a letto, il legittimo consorte. Al bambino, che vide la luce il 5 settembre 1638 (dopo 23 anni di separazione di fatto), furono imposti i nomi di Luigi XIV e Diodato.

Quel riavvicinamento improvviso parve “strano” all’entourage della Corte. Forse, Anna cercò quell’incontro per legittimare un inconfessabile rapporto.  “Guitaut, il capitano delle guardie, – annota il Roca- “ ne trasse la conclusione, un po’ azzardata, che Luigi XIV e il fratello Filippo d’Anjou fossero, forse, figli di Mazzarino che era a Parigi e conosceva da tempo Anna d’Austria.” La relazione fra il Cardinale e la Regina ebbe inizio nel 1634 con  l’arrivo trionfale di Giulio Mazzarino a Parigi quale nunzio apostolico straordinario. (8)

In realtà, era stato Richelieu a chiamarlo in Francia per farne il suo principale collaboratore in politica estera. “A Parigi, Mazzarino stupisce la corte per il suo fasto- scrive Auguste Bailly- Egli era bello come sua madre.” M/me de Motteville, che non l’amava affatto, ammette “ch’era impossibile non lasciarsi incantare dalla sua dolcezza”; addirittura, Bussy-Rabutin riconosce che “era l’uomo più ben fatto del mondo”. Perciò, Anna d’Austria “delusa da suo marito, non avendo conosciuto l’amore, non poteva restare insensibile allo charme di questo seducente italiano che frequentava assiduamente la corte…”

L’omosessualità di Luigi XIII

Sulla “delusione” della Regina pesano diversi fattori fra cui le tendenze omosessuali, più o meno palesi, di Luigi XIII suo consorte. Su tale, scabroso aspetto della vita intima del re esiste una vasta letteratura che va dalle relazioni degli ambasciatori alle memorie di diversi “favoriti”.  “La corrispondenza del Nunzio è deliziosa – nota Robiquet- Ci fa sapere che Luynes (Charles, maestro falconiere e primo amante del giovane re, ndr) “cerca d’indurre il re ad amare la Regina e fa di tutto per persuaderlo a dormire con lei. Dormire!!!” (9)

Nell’aprile del 1618 (tre anni dopo il matrimonio), padre Arnaux tornò alla carica…ma agli inviti del suo confessore il Re oppose una disperata resistenza. Il Nunzio scrisse a Roma, sconsolato, che “il sovrano ha troppo pudore e non sente desiderio per nessuna donna, chiunque essa sia.” (10)

Richelieu, che conosceva nei minimi dettagli i freddi rapporti della regale coppia, dopo aver tentato (invano) di conquistare il cuore di Anna d’Austria, fece di tutto per favorire la relazione col giovane nunzio romano che- ricorda Tallement- presentò alla Regina con le seguenti parole: “Signora, l’amerete molto; assomiglia a Buckingam”. Si riferiva, maliziosamente, al primo ministro inglese col quale Anna aveva avuto, anni prima, un’avventurosa relazione sulla quale si diffonde anche A. Dumas nel suo “I tre moschettieri”.

Il matrimonio segreto

Ben presto il galante diplomatico italiano farà colpo nel cuore della Regina che- racconta M. Lavisse- l’amerà “con una passione che fu la follia della quarantina”- e che, alla morte del marito, sposerà- assicura la principessa d’Orleans- con una cerimonia segreta, ma in regola con i sacramenti, poiché Mazzarino, pur essendo cardinale, non aveva preso i voti sacerdotali.

Infine, vi segnalo una chicca che un po’ compendia il pensiero del nostro Cardinale. A quanti invocavano vendetta contro i suoi nemici diffamatori, a mezzo stampa (le mazarinades, ossia una sistematica e rancorosa violazione della privacy sua e dei suoi cari) egli rispondeva: “Bisogna lasciar dire, quando ci lasciano fare”.

La forza tranquilla del grande statista. Quanta differenza rispetto a chi oggi, in Italia, vorrebbe imporci una legge-bavaglio per limitare la libertà d’espressione!. Per concludere. Ritengo che questi e altri argomenti rafforzino l’ipotesi della paternità del Cardinale anche se- come detto- non possono affermarla con certezza. A questo punto, per accertare la verità biologica non resterebbe che la prova del Dna.

 

Agostino Spataro

 

Note:

(1) Giuseppe Ferreri- “Il mistero Mazzarino”, Ed. NuovaGraf, Assoro, 2008

(2) “Lettres du cardinal Mazarin”- Documents inedits sur l’histoire de France, Paris, 1845

(3) Archivio privato dei Conti Mancini di San Vittore, Roma

(4) Paul Robiquet- “Le coeur d’une Reine”- Ed. Felix Alcan, Paris, 1912

(5) Auguste Baily- “Mazarin”- ed. Artheme Fayard- Paris, 1935

(6) P. Robiquet, op.cit.

(7) Bussy-Rabutin- “Histoire amoureuse des Gaules”

(8)  Revue d’Histoire moderne et contemporaine- Presses Universitaires de France, Paris,1959

(9) P. Robiquet, op.cit.

(10) Ibidem

Scrivi un commento da Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *