Cracolici: “C’è chi la “spending review” non vuol farla, perciò mi sono dimesso”

<strong>Cracolici</strong>: “C’è chi la “spending review” non vuol farla, perciò mi sono dimesso”

Tagli alla casta. Ardizzone, presidente Ars: «Il dl Monti varrà anche in Sicilia».

«Posso garantire che, al di là delle polemiche, l’1 gennaio il decreto Monti sulla spending review sarà applicato anche da noi». Così il presidente dell’Ars, Ardizzone, taglia corto per stroncare polemiche e tentativi dilatori che, a quanto sembra, sarebbero emersi nella commissione speciale, per cui Cracolici ha rassegnato le dimissioni da presidente.

cracoliciIn conferenza stampa, infatti, lo stesso Cracolici ha denunciato le troppe resistenze al taglio degli stipendi dei deputati e «un certo tracheggiamento per il rinvio delle decisioni». In effetti, è emerso che tutti i gruppi, a eccezione di Pd e M5S, si sono coalizzati in una corsia parallela riunendosi separatamente per stabilire una loro strategia diversa da quella della commissione. Il tentativo di fondo sarebbe quello di rinviare ogni delibera alla decisione che la Consulta prenderà nei primi di dicembre sulla ipotesi d’incostituzionalità del decreto Monti. Col rischio che, a differenza dei consigli regionali del resto d’Italia, alla scadenza l’Ars non sia pronta ad applicare i tagli.

In atto, ogni deputato guadagna circa 18 mila euro lordi al mese, con i tagli arriverebbe a 11mila euro: «il punto è nodale – ha detto Cracolici – e non è pensabile che la Sicilia si discosti dalle altre Regioni. Per me un deputato siciliano deve percepire la stessa indennità di un consigliere della Lombardia piuttosto che della Campania e dell’Emilia-Romagna, pur mantenendo la nostra specialità che non deve essere però un privilegio, ma una opportunità».

Cracolici non sembra disposto a tornare sui suoi passi, sebbene resti in commissione. Motivo per cui il vicepresidente vicario, Turano, ha convocato la commissione per venerdì con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente. Ma si profila una spaccatura che metterebbe in discussione il prosieguo dei lavori la cui conclusione era stata fissata al 18 ottobre, per la trasmissione del relativo ddl in Aula. Il clima ormai è arroventato. Lo conferma Forzese che già si candida perché la spending review venga assegna alla commissione Affari istituzionali di cui è presidente.

Ardizzone la pretesa di Forzese l’ha liquidata: «Credo che quella di Forzese sia solo una battuta. Non scherziamo, è una materia di cui si è occupato l’ufficio di presidenza. Esiste un mandato dell’Ars che conferisce poteri alla commissione speciale ed è questa che dovrà completare il lavoro. Sui fatti istituzionali non si scherza». In ogni caso, prevedendo che una tale ipotesi manderebbe tutto allo sfascio, il presidente dell’Ars non ha escluso che del problema investirà l’ufficio di presidenza e che, col consenso di tutti i gruppi, gli sia affidato il compito di coordinare i lavori fino a portare a conclusione la stesura del relativo ddl.

In ogni caso, ha rilevato Cracolici, «il dl Monti non decade perché è un decreto dello Stato e la Regione deve recepirlo».
Cracolici ha ricordato che in commissione sembrava si fosse arrivati a una sintesi. Si erano infatti votati sette di dieci articoli. Poi la rottura quasi sul traguardo.

Infine, Greco (Mpa): «Invece di effettuare ennesimi tagli agli stipendi dei deputati, che in merito hanno gli stessi diritti dei senatori, il presidente Ardizzone dovrebbe pensare ad applicare la spending review su carrozzoni clientelari che gravano da sempre sulle tasche dei contribuenti. Ci sono manifestazioni che costano ai contribuenti somme ingenti».

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