La guerra alle epidemie passa anche dai cellulari

<strong>La guerra alle epidemie</strong> passa anche dai cellulari

Last updated on Agosto 16th, 2014 at 08:02 am

L’idea del siciliano Antonio Lima piace ai francesi di Orange.

Prevenire le diffusioni delle epidemie grazie alle informazioni ottenute dai telefonini. A sentirla così, la notizia parrebbe quasi da fantascienza, eppure, anche grazie al lavoro di un ingegnere siciliano di 26 anni, tutto questo potrebbe diventare presto realtà. Antonio Lima è originario di Acate, ma vive da un anno e mezzo a Birmingham, dove sta svolgendo un dottorato in “computer science”, degno proseguimento della sua laurea in ingegneria informatica conseguita a Catania. Antonio_LimaAssieme a un team internazionale (il messinese Manlio De Domenico, il bolognese Mirco Musolesi e il serbo Velijko Pejovic) è tra i vincitori del D4D (Data for Development), competizione scientifica organizzata dalla compagnia telefonica francese Orange e supportata dall’Onu. «Il concorso – spiega – era finalizzato alla creazione d’idee per le nazioni in via di sviluppo. Orange ha una grande presenza in Costa D’Avorio e così, dopo aver aggregato i dati geografici (movimenti e chiamate da un posto all’altro) dei suoi clienti, ci ha chiesto di elaborarli in qualcosa che potesse essere utile alla popolazione». L’analisi dei cosiddetti “big data” è da qualche anno al centro dell’attenzione del mondo accademico, che ne studia le possibili applicazioni. Al “D4D” hanno partecipato circa 250 gruppi di ricerca provenienti da tutto il mondo: quello del gruppo di Lima ha incentrato il suo lavoro sulla diffusione delle epidemie. «Conoscere i movimenti degli utenti ci consente di calcolare, all’occorrenza, la diffusione di malattie nel Paese. Si tratta di un tipo di analisi che si fa già da un po’ a livello più macroscopico, ad esempio tra gli aeroporti; in questo caso, però, il campo si restringe a singoli individui e non gruppi di persone». Lo studio presentato dai giovani ricercatori non si limita a un’analisi teorica, bensì si spinge nel più arduo compito di trovare una soluzione concreta al problema: «La prima cosa cui si pensa durante l’insorgenza di un’epidemia è bloccare il movimento delle persone, creare delle quarantene geografiche. Questa soluzione, tuttavia, ha costi molto alti, allora abbiamo pensato a una campagna di informazione che sfrutti i contatti sociali tra le persone». Il modello si basa sulla somministrazione d’informazioni (ad esempio come prevenire i contagi o dove e quando vaccinarsi) a un piccolo campione di popolazione cui viene chiesto di diffondere ad amici e familiari. «Naturalmente – continua l’ingegnere di Acate – la simulazione tiene conto del fatto che non tutte le persone vengono convinte: tuttavia lo studio ha dimostrato come questo metodo incida in maniera significativa sulle possibilità di contratastare, ritardare o addirittura arrestare la diffusione di una epidemia». Antonio Lima è già noto alla comunità scientifica per aver vinto (assieme agli altri due ricercatori italiani) un altro premio concernente i big data, il Nokia Mobile Data Challenge, confermandosi, purtroppo, come l’ennesimo “cervello in fuga”: «Ogni volta che rientro in contatto con i colleghi di Catania ho una sensazione di scoramento. Vado molto fiero dell’istruzione che ho ricevuto, ma è dura constatare quanto poco peso abbia all’estero. Tornare in Italia? Un siciliano ha sempre voglia di tornare nella sua terra, però per il momento non vedo spazi per viverci».

Giorgio Romeo, La Sicilia 09/10/2013

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