Ecco gli immobili “fantasma” in Sicilia

Ecco gli <strong>immobili “fantasma”</strong> in Sicilia

Il tesoro emerso. È di oltre 81 mln di euro la rendita catastale dei 176.772 fabbricati ora “svelati” nell’Isola dal Fisco.

Un immenso e colossale patrimonio – 176.772 immobili con una rendita catastale di 81.103.237 euro: è questo il vasto e complesso universo dei fabbricati finora sconosciuti al Catasto in Sicilia e portato alla luce da una meticolosa operazione compiuta a livello nazionale e dalle sedi regionali dall’Agenzia dell’Entrate.

case-fantasma_siciliaInsomma, anche in Sicilia si è conclusa la cosiddetta campagna sulle «case fantasma», che alcuni giorni fa aveva fatto scalpore quando l’Agenzia delle Entrate aveva diffuso i primi dati a livello nazionale.

La mappa isolana: Agrigento maglia nera seguita da Palermo e Catania.

Le 176.772 «case fantasma» – la maglia nera spetta alla provincia di Agrigento con 30.200 immobili, seguita da quella di Palermo con 29.830 e Catania con 28.283; la provincia di Caltanissetta, si fa per dire, si “salva” rispetto alle altre realtà isolane con 10.608 immobili piazzandosi quindi all’ultimo posto nella geografia siciliana – sono state scoperte in Sicilia grazie a un controllo incrociato delle mappe catastali con le immagini aeree dell’Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), per «avvistare» così i fabbricati presenti nel territorio ma non al Catasto. Questi immobili hanno una rendita complessiva superiore agli 81 milioni di euro.

In particolare, una rendita catastale definitiva di circa 36 milioni di euro è stata attribuita a quasi 85mila immobili dopo la presentazione spontanea da parte degli interessati degli atti di aggiornamento al Catasto; una rendita catastale presunta di circa 45 milioni di euro è stata, invece, attribuita d’ufficio a quasi 92 mila unità abitative.

Questi sono i risultati dell’ultima fase della complessa attività di controllo in Sicilia su più di 307 mila particelle del Catasto Terreni. Per presumere le rendite catastali e associarle ai fabbricati, l’Agenzia delle Entrate si è basata su parametri acquisiti anche con sopralluoghi esterni agli edifici non in regola.
L’intera operazione «case fantasma» è suscettibile di generare – ha spiegato a livello nazionale l’Agenzia delle Entrate – nel caso in cui le rendite presunte fossero confermate, un maggior gettito complessivo quantificabile dal Dipartimento delle Finanze in circa 589 milioni di euro, di cui circa 444 milioni di euro ai fini Imu, circa 137 milioni di euro ai fini delle imposte sui redditi (Irpef e “cedolare secca”) e circa 7,5 milioni di euro ai fini dell’imposta di registro sui canoni di locazione.

«Il Dl 78/2010 – hanno spiegato dall’Agenzia delle Entrate – ha previsto poi, in attesa dell’accatastamento definitivo, l’attribuzione d’ufficio di una rendita presunta agli immobili mai dichiarati e non ancora regolarizzati, associando agli stessi una rendita catastale provvisoria. Per presumere le rendite catastali e associarle ai fabbricati, l’Agenzia si è basata su precisi parametri, acquisiti anche con sopralluoghi esterni agli edifici non in regola».

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