L’innocenza dei musulmani, il film che infiamma Libia e Egitto

<strong>L’innocenza dei musulmani</strong>, il film che infiamma Libia e Egitto

Last updated on Ottobre 17th, 2012 at 11:19 pm

Libia, manifestazioni contro il film

Obama invia le navi da guerra, il segretario di Stato americano Clinton prende le distanze dal trailer del film «disgustoso e riprovevole» che ha scatenato l’inferno in Libia, Egitto e Yemen, mentre si moltiplicano gli interrogativi sul contesto in cui è maturato l’attentato che ha causato la morte dell’ambasciatore Usa.

Riavvolgendo il nastro di qualche settimana, si torna agli inizi di luglio, quando, sotto lo pseudonimo di Sam Bacile, un utente carica sulla nota piattaforma il trailer di 14 minuti del film, girato nell’estate del 2011, che attacca l’Islam e dipinge Maometto come un donnaiolo pedofilo. Il video in un paio di mesi riceve poco più di 20mila visite e non desta alcun clamore. Poi arriva nelle caselle di posta elettronica di alcuni reporter del Wall Street Journal. Qualcosa cominciava a muoversi. Arriva l’11 settembre, e il pastore Terry Jones – famoso per aver bruciato una copia del Corano scatenando una protesta in cui hanno perso la vita 14 persone – sponsorizza il film dichiarando pubblicamente che si tratta di «una produzione americana disegnata non per attaccare i musulmani ma per mostrare l’ideologia distruttiva dell’Islam». E’ un attimo e la versione tradotta del filmato viene trasmessa dalle televisioni del Nord Africa scatenando le proteste della popolazione musulmana culminate a Bengasi con l’attacco di un commando armato al consolato statunitense.

Repentina la riposta Usa, mentre Google, proprietaria di YouTube, ha lasciato visibile il filmato a lungo, anche dopo l’inizio delle proteste. Solo mercoledì lo ha temporaneamente bloccato in Libia e in Egitto senza eliminarlo dal portale.
Ma chi c’è dietro il filmato? Le ricerche per trovare Sam Bacile hanno portato a Nakoula Basseley, un cristiano copto residente a Los Angeles già condannato per reati finanziari. L’uomo ha ammesso di avere fatto da manager per la produzione del film negando però di essere anche il regista. Alcuni elementi, tuttavia, fanno pensare che Bacile sia semplicemente un alias di Nakoula. A rintracciare Nakoula è stata Associated Press e il numero di telefono usato per contattare il regista è stato triangolato e localizzato allo stesso indirizzo di Los Angeles al quale ha risposto Nakoula. Dai documenti federali, inoltre, emerge che tra gli alias di Nakoula c’è anche Bacily. Bacile ha dichiarato al Wall Street Journal di aver girato il film con uno staff di 59 attori e 45 tecnici, con un budget stratosferico di 5 milioni di dollari messo sul piatto da misteriosi “donatori ebrei”.

Da martedì e irreperibile, mentre si sono fatti vivi gli attori che, loro malgrado, ci hanno messo la faccia. Il famigerato film, infatti, non è stato tradotto fedelmente (i nomi sono stati cambiati e sovrapposti a quelli originali, in particolare quello di Maometto) ed è montato in maniera incoerente. Un rimaneggiamento confermato alla Cnn dagli attori convinti di girare un film sull’Egitto di duemila anni fa.

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