Sugli iblei netini. Lassù tra fede, storia e natura

<strong>Sugli iblei netini</strong>. Lassù tra fede, storia e natura

Last updated on Aprile 8th, 2013 at 05:32 pm

Castello Vecchio in località Castelluccio. Foto di Diego Barucco (SiciliaFotografica.it).

Cercare di stabilire un confine preciso tra le suggestive imponenze del Barocco di Noto, il particolare splendore della pietra dorata dei monumenti della città in provincia di Siracusa e l’eccezionale suggestione delle contrade montane del suo comprensorio, è davvero impossibile.

Ed è proprio l’autunno la cornice adatta in cui incastonare una visita in questi borghi, tra sentieri di montagna, tesori naturali, percorrendo un itinerario fiabesco che attraversa boschi ancora intatti, grotte millenarie, accompagnati da intensi profumi di mandorli, ulivi, fichi d’India e antichi effluvi di erbe officinali. Bastano solo tre chilometri di strada dal centro abitato di Noto per giungere a San Corrado Fuori Le Mura, incantevole borgo sin dai tempi più antichi eletto a luogo di villeggiatura dei netini ma caro a tutti gli abitanti della città per la presenza dell’Eremo di San Corrado. Ai piedi del borgo, sovrastato da una incredibile scalinata di roccia, immerso nel verde e in un magico, mistico silenzio, si erge il Santuario dedicato al santo patrono della città, in quella “cava” dove nel XIV sec. il giovane piacentino Corrado Confalonieri visse un intenso eremitaggio di espiazione e preghiera. Raggiungere l’Eremo a piedi, passeggiando nel viottolo che lo precede, tra siepi di rosmarino e arbusti di rose, è esperienza unica, anche quando la pace del luogo cede il posto alla festosità delle celebrazioni che, con cadenza decennale, vedono l’Urna con le reliquie dell’eremita giungere in processione fino al santuario e sostare per giorni nella grotta dove San Corrado visse per 20 anni. Proseguendo da San Corrado per altri cinque chilometri, dopo avere attraversato il Ponte del Castagno, ci accoglie un’altra suggestiva contrada, Santa Maria La Scala del Paradiso, con il Santuario dedicato alla Vergine: la chiesa e il convento fondati dal Venerabile Girolamo Terzi agli inizi del XVIII sec., oggi sede estiva del Seminario. Il santuario sorge su un delizioso poggio, con due scalinate e un terrazzo dal quale ci si affaccia su un incredibile paesaggio che dilaga tra il verde e le rocce. Una naturale scalinata nella roccia conduce ad una fontana tanto nota in zona per la particolare freschezza della sua acqua da essere meta di molti visitatori, che non è raro trovare seduti a chiacchierare sugli antichi gradini di pietra. Ancora qualche chilometro ci separa da Villa Vela, tipica contrada siciliana, dove una famosa fontana
attorno alla quale i residenti estivi si intrattengono, ricorda le soste degli antichi “carritteri” che, dalla fine dell’800 a inizio secolo, qui si dissetavano durante i loro viaggi da Siracusa a Palazzolo o per Testa dell’Acqua. Villa Vela, immersa in una campagna ricca di ulivi e carrubi, dotata di uno sfarzo naturale ingentilito da incredibili profumi di essenze mediterranee, nel 1877 era una frazione di Noto composta soltanto da due case: la residenza estiva del Vescovo e l’antica caserma dei carabinieri.

A pochi chilometri da Villa Vela troviamo Testa dell’Acqua, una località rurale frequentata sin dalle epoche antiche, che deve il suo nome alla fonte che alimentava l’acquedotto di Noto prima del terremoto del 1693. Oggi è un piccolo borgo, località di villeggiatura estiva che offre spunti vari di visita. Dopo molti scavi infatti, proprio in questo territorio, l’archeologo Paolo Orsi nel 1914 insieme al prof. Rosario Carta ritrovò resti di abitati bizantini, cave e la Necropoli di Nolio – Carrozzo. Patrono della frazione è Sant’Isidoro Agricola, festeggiato la seconda domenica di settembre con celebrazioni care ai bambini della zona – i famosi “pignateddi” e la corsa dei sacchi – e con la particolare benedizione degli asini. Pochi chilometri ci separano ormai da Noto Antica, meta obbligatoria di visita per chi decida di percorrere questo itinerario montano all’insegna del relax, del piacere olfattivo soddisfatto dalle piante officinali spontanee e della continua scoperta di tesori naturali. Distrutta completamente dal grande sisma l’11 gennaio 1693, l’antica Netum, si offre ai suoi visitatori con i resti da ammirare in una intera zona archeologica di unico interesse storico.

Fondata forse intorno al 448 a.C., Noto Antica, suggestiva e misteriosa come le leggende di fantasmi e antichi tesori che da sempre la vedono protagonista, sorge sull’Alveria, altura pianeggiante abitata dalla preistoria. Ed è fatto usuale che in un luogo di tale struggente bellezza, storia e leggenda si confondano fino ad intrecciarsi nella figura di Ducezio, re dei Siculi, che per proteggere la sua città natale da attacchi greci, ne impose il trasferimento in un territorio difendibile e circondato da grandi balzi, rafforzandola, poi, con una imponente cinta muraria. E questo appare ancora ai nostri occhi, un tratto delle mura orientali della cinta muraria, assieme alle Necropoli sicule, la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica), la Grotta delle Cento Bocche, i ruderi del Castello Reale, i resti del Ginnasio Greco con un’iscrizione dei tempi di Ierone e quelli dell’antica Porta della Montagna. Passeggiando in un percorso affascinante fra le strade antiche e le testimonianze di chiese medievali, circondati da una vegetazione intensa e ancora intatta, fra ruderi che affiorano inaspettati tra i rovi, ci appare l’Eremo di S. Maria della Provvidenza. Ricostruito dopo il terremoto, offre una impareggiabile vista panoramica della Valle del Durbo o dei Platani, impossibile da dimenticare. Quasi alle porte di Palazzolo, dalla quale la separano solo otto chilometri, è l’ultima meta di questo piccolo viaggio tra borghi e storie montane: Rigolizia. Contrada che affonda le sue origini nell’antica civiltà contadina, con un nome dall’etimo di origine araba, “rahal”, offre una zona di rilevante interesse paesaggistico che spazia dal bianco della pietra calcarea all’ocra della stoppa, dove tutto rinnova il ricordo di una realtà da sempre strettamente connessa alla natura e alla terra. Da qui potrete spingervi fino al vicino Villaggio Preistorico di Castelluccio, con i numerosi segni di remote civiltà e all’ex feudo di Bauly, con i suoi boschi di querce, lecci e pioppi, respirando le antiche leggende che narrano di briganti e incredibili apparizioni di animali sconosciuti. Tra profumi di zagara, timo e gelsomino, al termine di questo itinerario, inseguite un tramonto e godetevelo: non sarà facile dimenticare le lingue di fuoco che tagliano rami, rocce e spaccano in due il cielo nell’incanto di una terra nata per dare stupore.

 

Foto di Diego Barucco (SiciliaFotografica.it).

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