Nel Paese dei pinocchi le promesse diventano solo slogan vetusti

<strong>Nel Paese dei pinocchi</strong> le promesse diventano solo slogan vetusti

Last updated on Dicembre 15th, 2013 at 12:12 pm

politici

Nel 1994 Silvio Berlusconi vinse per la prima volta le elezioni promettendo d’alleggerire la pressione fiscale. Nel 2001 la promessa diventò uno slogal elettorale, uno spot televisivo, una scritta sui maxicartelli piazzati a ogni angolo di strada (“Meno tasse per tutti”). Il risultato è noto a tutti.

Forse è proprio d’allora che ci siamo abituati: l’aneddotica sulle false promesse dei politici riempirebbe un’enciclopedia. Non solo in Italia, a dirla tutta. Tanto che negli Usa, per smascherarle, hanno perfino inventato un gioco online (RealScoop), replicato anche in Slovacchia (lì si chiama Demagogo). Ma sta di fatto che alle nostre latitudini nessuno se ne scusa, anche perchè nessuno chiede mai conto ai politici delle loro bugie. Anzi: in Italia non si definiscono bugie, bensì giravolte di pensiero. Come quelle di Bersani e Di Pietro, favorevoli a privatizzare la gestione dell’acqua quando ambedue sedevano sui banchi del governo, e viceversa in prima fila tra i contrari nel referendum di giugno 2011. O come il solenne impegno di Tremonti, nel 2001: se non centriamo il pareggio di bilancio nel 2003, tolgo il disturbo. Adesso il termine (e il disturbo) è slittato al 2013.

Ma cosa rende un pò speciali le promesse mancate dei politici italiani?

Possiamo elencare almeno tre ragioni. Primo: il fattore culturale. Siamo cattolici, da noi la confessione monda ogni peccato, e comunque un bel perdono non si nega mai a nessuno. Anche se nel 1996 monsignor Bettazzi aveva proposto d’aggiungere le balle elettorali alla lista dei peccati. Secondo: il fattore umano. Abbiamo una classe dirigente immarcescibile, sicchè l’impunità diventa un corollario dell’inamovibilità. Terzo: il fattore giuridico. Non perchè se porti Berlusconi in tribunale, denunciandolo per non aver rispettato il “Contratto con gli italiani”, ci rimetti pure le spese legali (è successo a un cittadino nel 2009). No, perchè il Porcellum premia le menzogne di partito, castigando chi sbatte in faccia la verità ai capipartito.

E allora, con la coerenza che Vi contraddistingue, perchè non approvate un “Bugiardellum” come futura legge elettorale!?!

 

Giacomo Lanzarone

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2 Risposte per Nel Paese dei pinocchi le promesse diventano solo slogan vetusti

  1. sarebbe incredibile l’astensionismo all’ennesima potenza, elezioni bruciate dall’assentensionismo anche dell’elettore che intasca 50 euro a voto,…”l’ingovernabilità ed il commissario”, apparirà come una bella puntata della fiction del prof. Camilleri

    1. Probabilmente saranno in tanti ad astenersi ma non tanto quanto basta per non validare le elezioni.

      Quindi suggerirei di andare a votare cercando di scegliere il candidato ideale o il meno peggio, possibilmente onesto e politicamente affidabile.

      Buona ricerca 🙂

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