Nicolò Carnesi un 25enne sempre in tournè

<strong>Nicolò Carnesi</strong> un 25enne sempre in tournè
Nicolò Carnesi

Riccioluto talento siciliano, Nicolò Carnesi è l’espressione limpida della musica di stile, poeta che non urla ma racconta, che mischia l’acustico all’elettronico, che somma il pop al noise ma che mantiene il suo essere cantautore rassicurante.

Ecco l’intervista:

1) Hai 25 anni, sei giovanissimo, e nel 2011 hai inciso “il colpo”, quanto tempo hai impiegato per pubblicarlo? Ma la cosa principale, pensavi sin da subito, che poteva essere il tuo trampolino di lancio?

Ho pubblicato il colpo qualche mese dopo averlo inciso, pubblicato in 45 giri e accompagnato da un video. Non pensavo a nulla in particolare, se non che il brano piaceva a  me e piaceva alle persone che lo ascoltavano ai concerti, il resto è venuto da se.

2) Ti definiscono una nuova e brillante creatura musicale, in molti si spingono a disegnarti come il risultato di un miscuglio genetico tra Tenco, De Andrè e Battiato, ma il vero Nicolò, personalmente e musicalmente, chi è?

Non metto in dubbio che questi grandi cantautori mi abbiano influenzato, né che mi  onora sentirmi paragonare  a loro, ma cerco di  spingermi  oltre questa etichetta perché sono pur sempre un figlio di altri tempi , per esempio mi piace molto la musica elettronica e diversi  gruppi lontani dal mio modo di scrivere. Cerco di mettere nelle mie canzoni tutto il background musicale che possiedo ma spesso  i media, solo perché tieni il tuo nome e suoni con una chitarra acustica,  tendono a definirti un cantautore. Nulla di male, per carità, ma penso che ci sia anche altro da indagare e scoprire al di sotto  di questa ormai facile e forse scontata definizione.

3) “Mi sono perso a Zanzibar” è un viaggio immaginario dove canti con Dario Brunori (Premio Tenco 2010) che come corde potrebbe essere un Carnesi maturo e vissuto, la tua Zanzibar è il “Premio Tenco” o è la Sicilia dove vorresti ritornare a rifugiarti ogni volta che sei off?

Credo non sia nessuna delle due cose, mi piace pensare che ci sia  un posto,  che non deve essere necessariamente  materiale, dove poter stare bene, sentirsi al proprio posto. Nella mia canzone Zanzibar rappresenta, più che un posto reale,  un luogo della mente o, ancor più metaforicamente,  “un’utopia dei sentimenti”.

4) Ogni mercante di sogni musicali, come sei tu del resto, si esprime per una fetta di mercato, tu a chi rivolgi le tue canzoni? Dove ti collochi musicalmente?

Da nessuna parte, non amo il dover per forza trovare una collocazione,  il rimanere incollato alla nicchia mi pare troppo restrittivo e riduttivo …. io scrivo per essere ascoltato, sarebbe ipocrita e autoreferenziale affermare il contrario cioè che lo faccio solo per me. Semplicemente provo  a raggiungere chi vuole essere raggiunto, chi si trova, per caso, per gusto personale, per sentimenti,  per emozioni del momento, sulla mia stessa lunghezza d’onda.

5) All’attivo hai già centinaia di concerti live tra Palermo e Milano, dove pensi che sia più facile far musica, hai trovato delle differenze? Pensi che le etichette indipendenti anche in Sicilia stanno trovando il proprio spazio?

Non  ci  sono realmente posti più belli o brutti,  in un concerto (quasi) tutto  dipende dall’atmosfera che si viene  a creare, dalla vibrazioni che passano tra pubblico e cantante/band.  E’ sicuramente  vero che  la Sicilia dispone  di meno spazi per la musica live, ma,  del resto, la  crisi che affligge il settore musicale si percepisce in tutto il paese, vedo gente in difficoltà  nell’organizzazione di eventi tanto  a Milano quanto a Palermo. La differenza sta nel fatto che il nord dispone spesso di spazi  più adeguati per questo tipo di musica, quindi magari la gente è anche più abituata a seguirla. E’ incoraggiante che la Sicilia, ultimamente, stia sfornando grandi cose e spero che continui così.

6) In questi anni non hai perso tempo, già hai collaborato con Toti Poeta, con gli Hank, con gli  Akkura, con Dimartino, con Serena Ganci, con Brunori, nonché hai appena concluso una tournè con Oratio, come ti vedi fra 10 anni? Cosa vuoi fare da grande?

Non mi dispiacerebbe continuare a fare questo lavoro, riuscendo, magari, anche a  viverci. Magari realizzerò anche progetti paralleli, ma mi vedo più o meno come sono adesso,  con la speranza di essere un po’ più maturo e bravo!

 

Grazie del tuo tempo e in bocca al lupo per i tuoi prossimi progetti!

Pietro Raia e Alfonso Fiumarella

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