Il medico Manfredi P. e l’ortolano

<strong>Il medico</strong> Manfredi P. e <strong>l’ortolano</strong>

Il dott. Manfredi P. come tutti i pomeriggi, nelle belle giornate, era solito farsi la sua “brava” passeggiata, nel tratto di marciapiede che interessava tutto lo spazio prospiciente il suo immenso palazzo: benché fuori …. si sentiva a casa sua!
Maria, la domestica di casa, era uscita di corsa dal cortile, lo vide e con passo veloce lo raggiunse: ”Dottò, è finita la bombola”! Il vecchio medico restò interdetto, scrutò velocemente la sua memoria e sorpreso aggiunse: “ Ma come? Non l’avevamo comprato l’anno scorso prima di Pasqua? Possibile che sia durata meno di un anno!”

Maria, che conosceva quanto fosse diffidente, rispose che trattasi di bombola piccola, è in casa con quattro persone e un inverno rigido, era naturale che si consumasse. Ma il dottor Manfredi, non era del tutto convinto, e poi, non erano argomenti da trattare in mezzo alla strada: ne avrebbero discusso in casa con la moglie e il figlio!. Ora, dovete sapere che il dottore era si, tirchio, ma questa faccenda della bombola non c’entra con l’avarizia. E allora direte voi? Ebbene il nostro dottore dopo una lunga esperienza di medico condotto, e attenta osservazione di molti processi patologici, era arrivato alle conclusioni che per stare bene …. ed in salute, bisognava alimentarsi con prodotti naturali vegetali e….crudi! Ecco perché, contrariamente alle malelingue e alle maldicenze dei paesani, la fine “precoce” della bombola lo colse di sorpresa! Ma il popolino, si sa, ha una vocazione naturale per il pettegolezzo.

Possibile, si chiedeva, che con tutti i soldi che ha sparse per le banche, la sua tavola fosse imbandita (si fa per dire!) di insalata, frutta, poco pane, ancor meno pasta, quasi fosse un pasto per gli orfanelli al “Boccone del povero”?!

Della sua importante “scoperta” il nostro medico non amava parlarne con nessuno, aveva poca stima dei suoi paesani, anche perché qualsiasi tentativo di persuasione cozzava con la loro secolare, atavica fame, si fame vera, di .. carne…. pesci….dolci.! Se ne sarebbe parlato tra un paio di generazioni. Almeno!
Una scena familiare e puntualmente rituale, vedeva la mattina presto, intorno alle otto, scendere di casa il dottore, vestito di tutto punto, come dovesse recarsi ad una serata di gala, accompagnato da Maria che lo seguiva a poca distanza con una capace borsa di vimini da spesa, aggirarsi tra le cassette di frutta e verdura nel negozio della “Belladonna”.

Sembrava che si desse l’appuntamento con “lu zu Jacu “ o “lu zu Ciccu”, due ortolani che la mattina salivano con i loro asini stracarichi di ogni ben di Dio: Pomidoro, lattughe, laginaria, sedano, carote peperoni, zucchini … insomma un caleidoscopio di forme e colori che sapientemente solo donna Maria detta la “Belladonna” sapeva esporre con arte e maestria. Manfredi si fermava a parlare con i due ortolani, si informava delle varietà di ortaggi, preferiva le lattughe violacee, le zucchine verdi, i peperoni gialli, i pomodori rosso intenso. Qualche volte, riferivano i due ortolani, faceva richieste “strane”, cercava dell’erba come la portulaca (purciddana) o germogli teneri di farinaccio (chenopodium album).

A detta di Maria, la domestica, le miscelava nell’insalata!

Ormai era divenuto molto vecchio, aveva quasi novantacinque anni, le passeggiate divenivano più rare, camminava con difficoltà, perciò si sedeva al tavolo del bar ordinando il solito…. bicchiere d’acqua.
Fu un tardo pomeriggio di fine primavera che il nostro dottore osservava il lento ed inesorabile calare del sole all’orizzonte, vide forse la sua vita che volgeva al “tramonto”: chissà, se domani avrebbe rivisto la scena!
Qualcuno passando, nel salutarlo e complimentandosi della buona salute, le chiedeva come facesse a mantenersi sano e in …forma.
Così con un piglio tutto vegliardo, decise di esternare al popolino, sempre più rimpinzato di ogni ben di Dio, ma rimasto profondamente ignorante, il suo “ testamento” di medico di paese, a futura memoria, perché , un giorno non si dica che in questo paese erano tutti dei ….“grassi” ignoranti!
Intorno si era raccolta una moltitudine di persone, curiose di comprendere come fosse arrivato a quella veneranda età senza quasi mai ammalarsi .

Riportiamo per brevità una sintesi del suo discorso.
“Miei cari concittadini, non ho alcun segreto da svelare, lo “stato” di salute e di benessere dipende da voi dal vostro modello di alimentazione e dal vostro stile di vita. Voi tutti quando siete a tavola commentate le pietanze se sono gustose o insipide, dolce o amare, acidule o salate, sono sensazioni olfattive e in particolar modo gustative: ognuno ha poi le sue preferenze. Ma avete chiesto al vostro fegato, al vostro pancreas, ai reni o in genere al vostro apparato digerente cosa ne pensano di quello che mandate giù?. Io nella mia vita ho dato più ascolto a “questi” e non alla “gola”! Ora vi dirò una cosa che vi lascerà stupiti: I cibi crudi sono più digeribili di quelli cotti!

Vi spiego il perché: i cibi crudi (tranne rare eccezioni) sono più digeribili perché contengono già gli enzimi necessari a digerirli o a pre-digerirli, ogni alimento fornitoci da madre natura ha in se una sufficiente dotazione di sostanze per una perfetta digestione. Cosa accade con la cottura? Avrete distrutto o ridotto questo corredo, perciò il nostro organismo è chiamato a fornire incessantemente gli enzimi per procedere alla digestione. In natura l’unico animale che si ciba di alimenti cotti è l’uomo. Eppure all’apice dell’evoluzione troviamo l’uomo e i …fruttiferi, non è un caso!”
Qualcuno dei presenti sembrava convincersi, ma molti sotto sotto sorridevano: “Tutte balle, chiacchiere per “nascondere” la sua “tirchitudine”!

Giuseppe Bivona

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