Sulla strada tra Palermo e Agrigento nella Sicilia più autentica e maestosa

Ho letto questo reportage sul Corriere della Sera, di Angela Maria Seracchioli, autrice di guide sui cammini, e ne sono rimasto estasiato. Non potevo ignorarlo perchè credo, attraverso queste poche righe, di far conoscere una parte dell’Isola molto bella ma poco “raccontata”. Spero un giorno di poter attraversare questi territori in bicicletta, lentamente, così da poterne cogliere ogni dettaglio. Buona lettura!

I cammini sono delle vene attraverso cui passa la linfa della storia e della cultura dell’Italia; questo è molto vero su un percorso nato da poco, ha solo 10 anni: la Magna Via Francigena, che si basa su vie e sentieri a volte dimenticati o nascosti. Questa via da sempre ha collegato le due grandi capitali siciliane: Palermo ed Agrigento; via romana, poi dei pellegrini che andavano ad imbarcarsi verso Roma e quindi proseguire per Compostela o la Terra Santa. Quel nome «Francigena» non deve farci pensare allo storico percorso da Canterbury a Roma; è infatti legato ai popoli Franchi poi chiamati Normanni.

La Magna Via Francigena è un percorso ripristinato appena dieci anni fa che attraversa la storia e le tradizioni dell’isola più «meticcia» del Mediterraneo: dalla cultura normanna o arbëreshë alle casbe, fino alle atmosfere evocate da Sciascia.

Su quei sentieri hanno camminato i Siculi, i Greci, gli Arabi, i Bizantini, i Normanni e tutti gli altri popoli invasori di una terra fertile; e poi divenuti artefici di una cultura intrecciata, contradittoria, ricchissima. La Sicilia è così, «tanta, troppa, densa». Un cammino in Sicilia richiede non solo un allenamento dei muscoli e del respiro, se si vuole capire qualcosa di quello che si vede; si vive, si gusta; bisogna studiare, leggere i grandi autori nati in quest’isola e, con quella ricchezza di parole nel cuore, immergersi nella bellezza dei paesaggi ampli come raramente se ne vedono in Italia, pronti all’incontro con persone che spalancano le braccia al forestiero.

Del resto l’inclusione, l’assimilazione di chi viene da lontano, è la loro storia da sempre. Questo è un cammino che invito a fare non solo a piedi o in bicicletta ma pure in macchina, lentamente, per stradine e stradette seguendo la traccia del cammino. L’intero tracciato è di solo 187 km, sarà un’esperienza profonda che cura l’anima, sveglia i sensi, mette in moto la curiosità.

Così potremmo condividere quello che Johann W. Goethe annotò nel suo gustosissimo Viaggio in Italia: «L’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto».

Si parte da Palermo e dagli occhi misericordiosi del Pantocratore di Monreale il cui mantello sembra ripetere il golfo della città protetta dalla sua mano benedicente. Pochi passi e siamo nella campagna di quei paesi che attorno al 1500 videro l’arrivo degli Albanesi in fuga dai Turchi. Da allora la lingua, i costumi, le tradizioni di Santa Cristina Gela e di Piana degli Albanesi sono Arbëreshë.

Inoltrandosi in questa natura varia e ricca giungiamo a Corleone dove la storia delle lotte contadine dell’800 si mescola con quella più recente che l’ha stigmatizzata ma da cui i suoi cittadini cercano di affrancarsi. La terra dei Sicani, popolo che primo giunse in Sicilia forse dal lontano Oriente, ci accoglie nelle montagne di Prizzi, paese che a 1000 metri pare uscito da un presepe.

Con un salto di alcune tappe, anch’esse molto suggestive, arriviamo a Sutera che appare abbracciata ad una roccia emergente da una campagna pieghettata come una gonna di seta distesa verso lontani orizzonti. I greci, gli arabi e i bizantini l’abitarono lasciandole il culto di santi come sant’Onofrio e San Paolino e il quartiere arabo intricato come una casba, il Rabato.

A Racalmuto ci viene incontro Leonardo Sciascia. Leggere prima di arrivarci Il giorno delle Civetta o ancora di più Le parrocchie di Regalpetra ci aiuta ad immaginare la vita di poco tempo fa di quei carusi costretti a lavorare nelle miniere di salgemma e nelle zolfare. Ora la campagna si distende in colline sempre più dolci rotolando verso il mare: Grotte, Comitini, con la Petra di Calathansuderj, un misterioso roccione fra un mare di ondeggiante grano, poi Joppolo Giancaxio e all’orizzonte la meta: Agrigento. Ai piedi della Valle dei Templi, una perla da non saltare, il Giardino della Kolymbethra, Oasi del Fai antico di 2500 anni coi suoi agrumi, mandorli e fonti di acqua purissima, dove la bellezza profuma di zagare.

 

Tratto da Corriere della Sera Speciale – Territori e Benessere
di ANGELA MARIA SERACCHIOLI
autrice di guide sui cammini, ha scritto per Terre di Mezzo «Di qui passò Francesco» che tocca i luoghi della vita del Santo tra il Santuario della Verna e Poggio Bustone e «Con le ali ai piedi», dal Lazio a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Sulla Magna Via Francigena ha realizzato un reportage a puntate per la trasmissione «Geo» su Raitre

Fonte foto: https://www.greenme.it/viaggi/turismo-slow/magna-via-francigena-sicilia/

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