Letteratura. La nuova collana “Scrittori d’Italia”. A idearla e dirigerla tre studiosi di riconosciuto valore

<strong>Letteratura</strong>. La nuova collana “Scrittori d’Italia”. A idearla e dirigerla tre studiosi di riconosciuto valore

Last updated on Ottobre 1st, 2012 at 04:29 pm

Nicolò Mineo

Il patrimonio letterario italiano come fondamento dell’identità nazionale. E’ da questa certezza, «identitaria e culturale», che è nata la nuova collana “Scrittori d’Italia“, ispirata – già nella scelta del titolo – alla gloriosa e ambiziosa esperienza della Laterza.

A idearla e dirigerla tre studiosi di riconosciuto valore: Nicolò Mineo, ex preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, oggi professore emerito; Antonio Di Grado ordinario di Letteratura italiana nella stessa Facoltà, e il ricercatore Andrea Manganaro.
«Siamo convinti dell’importanza del patrimonio letterario per gli italiani, per riconoscere un’identità nazionale – spiega il prof. Nicolò Mineo – da questo punto di vista sono un “desanctissimo”: Carducci e De Sanctis furono decisivi per fissare i quadri storici di tale patrimonio, il secondo con risultato epocale. E’ a questa storia che dobbiamo guardare, soprattutto oggi, in tempi in cui da varie parti si tende a negare una riconoscibilità unitaria».

La collana non propone una storia della letteratura, ma un ciclo di monografie, di approfondimenti delle opere di alcuni autori, generi e movimenti culturali e letterari. «Vogliamo riproporre non soltanto i grandissimi, le figure particolarmente rappresentative e significative, ma restituire piena visibilità ad alcuni autori impropriamente definiti “minori” e invece di grande rilievo, che nelle storie della letteratura non hanno mai lo spazio corrispondente al loro valore».
Esiste ancora una critica militante? «Manca un collegamento più stretto tra l’editoria contemporanea e il mondo giornalistico. Il critico è tagliato fuori laddove non ci sono i grandi centri editoriali. Per dialogare con i giovani e raggiungere fasce di pubblico più ampie bisogna puntare su quel collegamento tra scuola, università, giornalismo ed editoria».
In tempi di progetti dal respiro cortissimo, la collana («alla quale pensavamo da qualche anno, ma volevamo essere sicuri di partire con il piede giusto»), edita da Bonanno, promette di snocciolare un centinaio di volumi. Con una particolare attenzione al linguaggio «semplice, ma non di basso livello e che non sia estremamente tecnico». Il piano dell’opera è già steso e prevede «il coinvolgimento di altre università italiane e francesi». Il via con «Verga», «icona siciliana significativa e simbolica», proprio di Manganaro, poi «Machiavelli» di Anselmi (Bologna), «Tomasi di Lampedusa» di Nunzio Zago, «Foscolo» dello stesso Mineo, «Tommaseo» di Rosa Maria Monastra, «Porta» di Milanini (Milano).
L’intento è quello di fornire «agli studenti, agli universitari, alle persone “colte” uno strumento agile e flessibile, che sia anche un invito alla lettura diretta dei testi». Eppure gli studenti italiani sono relegati spesso in coda alle classifiche e sembrano sempre sempre più in difficoltà. «E’ un problema non soltanto del nostro Paese – replica Mineo – so, per esperienza diretta, che gli studenti francesi studiano molto meno, ma sottoposti a test sono avvantaggiati perché allenati a questa tipologia di esame. C’è in generale una diminuzione della capacità di attenzione e concentrazione, ma non vorrei fare il retrogrado: i ragazzi in realtà oggi hanno molti altri strumenti a disposizione».

Mineo, Di Grado e Manganaro rappresentano tre generazioni diverse evidentemente molto vicine e pronte a una sfida comune. Segno che c’è ancora una “scuola” catanese? «Ci sono stati nomi di prim’ordine come Branca, Grabher e Muscetta. Quest’ultimo è stato certamente un catalizzatore, quello che ha costruito è durato molto a lungo. Certamente c’è ancora una scuola e credo molto nelle aggregazioni disciplinari per affrontare il futuro. Bisogna fare autocritica: ci sono stati errori e sprechi, ma non è tutto da buttare. Nonostante gli attacchi l’università ha tenuto e tiene. E’ preoccupante che l’attualità e il valore della stessa cultura umanistica venga messo in discussione – prosegue Mineo – Dobbiamo renderci conto, anche nel confronto con altri Paesi, che se perdiamo anche il primato nell’area umanistica, l’Europa diventa davvero di secondo rango. Ma credo che un risveglio, una volontà nuova ci siano. Bisogna compattarsi, ritrovare progetti comuni: noi siamo su questa strada».

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