Diego Planeta: “I soldi pubblici sono finiti, forse ora la Sicilia può cambiare”

<strong>Diego Planeta</strong>: “I soldi pubblici sono finiti, forse ora la Sicilia può cambiare”

Diego Planeta, cavaliere del lavoro, da oltre quarant’anni alla guida dell’azienda vinicola di famiglia e protagonista assoluto del rinasciento vinicolo siciliano, racconta il suo sentimento politico-civile a pochi giorni dal voto delle regionali. Il Signore del vino dice che, alla fine, andrà a votare (anche se non dice per chi) ad onta del sentimento che scorge attorno a sé: confusione e assenza di un vero leader. In fondo, però, cova una speranza: che la fine dei soldi pubblici liberi le energie dei siciliani “che sanno fare”.

Diego Planeta

Elezioni regionali in Sicilia: il banco di prova delle politiche o altare sacrificale?

Né l’uno né l’altro, le percepisco come una cosa distante da tutti. Non mi pare se ne occupi nessuno. Per le grandi testate nazionali ormai la Sicilia serve per qualche articolo che ci metta al pari della robaccia del Lazio o della Lombardia o per dare spunto a una buona penna per affondarci con crudele e sagace ironia. L’ultimo articolo interessante che ho letto era quello di Francesco Merlo sulla proposta di revocare l’autonomia dell’isola, lì c’èra riflessione storica e approfondimento. Era il 6 ottobre ed è un articolo che mi ha fatto riflettere, ottima analisi, mediocre la soluzione proposta: aboliamo l’autonomia e poi ci facciamo amministrare da Formigoni o Scajola o Polverini?  Da allora a oggi percepisco la totale indifferenza e molta confusione sui programmi reali.

 

Riconosce delle figure importanti, o quantomeno credibili, fra i candidati alla presidenza della Regione?

No, non mi pare di vedere leader forti in grado di conquistare ampie maggioranze e quindi poi di condurre in porto i grandi mutamenti di cui l’isola necessita. Le persone normali, come me, non riescono a spiegarsi qual è la legge d’attrazione del voto. Se mi candidassi io, che nelle campagne sono abbastanza conosciuto, alla resa dei conti prenderei non più di una sessantina di voti, volendoceli mettere tutti. Invece semi sconosciuti riescono ad attrarne migliaia. A me pare che i meccanismi che orientano l’elettorato seguano la gente migliore dal mettersi in gioco.

 

Cosa ne pensa dell’entusiasmo suscitato dalla campagna elettorale di Grillo in Sicilia?

Ma Grillo è un simpatico. Probabilmente poi per l’elettore medio l’appeal di una apparizione televisiva, gridata o nuotata, è più convincente di un articolo di fondo scritto da giornalisti informati, su giornali che poi pochissimi leggono. Grillo grida e protesta e fa bene a protestare, forse dovremmo tutti protestare come lui, ma nel medio termine protestare, accusare e poi non proporre alcuna strategia di costruzione non serve a nulla, tutto si esaurisce e scompare lasciando solo l’amaro in bocca. Vogliamo parlare dei Forconi? Giorni fa ho ascoltato un garbato intervento di Mariano Ferro, parla in modo corretto e pacato. Ma ammettiamo per assurdo che in virtù di questa sua apparente garbatezza e moderazione venisse eletto, per cui lunedì prossimo bisognerebbe darne notizia al mondo, come titolerebbero i giornali: “Ai Forconi la Sicilia?” O “In Sicilia vincono i Forconi?” Proviamo a tradurlo in inglese o francese. Penseremo così che le importazioni potranno beneficiarne, potranno crescere? Che la Sicilia acquisti credibilità?

 

Qual è secondo lei l’umore con cui i siciliani percepiscono la politica in questi giorni?

Confusione. Non credo se ne capisca più nulla, le alleanze a geometria variabile non sono facili da capire. Chi era a destra si allea a sinistra e viceversa. Persone e partiti fino a ieri in guerra ora turbano come tortore in amore. A chi credere e a chi dar credito: da un lato si sostiene che le finanze Siciliane sono più che floride e i “cattivi sono i Romani”, dall’altro si dice che la Sicilia vanta 17 miliardi crediti inesigibili scritti in bilancio come freschi e vitali. È lecito essere confusi.

 

Se buona parte dei siciliani dovesse astenersi dal voto, lei si sorprenderebbe?

Assolutamente no. Mi sembra probabile che la confusione e il disgusto per la mala politica possano portare a una forte astensione, complice anche il voto domenicale e basta. Se poi ci sarà anche una bella giornata dopo che è piovuto e i nostri monti sono pieni di funghi! E alla sfiducia dilagante nel sistema politica si aggiunge la totale disinformazione rispetto ai meccanismi di voto. Io andrò a votare, quanto meno per dare il buon esempio, anche se ormai non so più se questo sia il giusto esempio da dare.. Andrò lì e cercherò di orientarmi su una persona a cui riconosco almeno una dote di onestà intellettuale. Lo so, dovrei essere più angosciato di quanto non lo dia a vedere, ma sono abituato, e nutro una speranza.

 

Quale sarebbe?

Che in Sicilia il cambiamento sia in arrivo. Ora che la festa è finita, che i soldi pubblici sono finiti, i siciliani dovranno tornare a dimostrare di essere quello che veramente sono. Gente brava, che sa fare il suo lavoro, che quando si libera dal gioco dell’assistenzialismo sa dare il meglio di sé. È sempre esistita una Sicilia che sa fare comunque e nonostante tutto.

 

Eleonora Lombardo da La Repubblica 25/10/2012

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Una Risposta per Diego Planeta: “I soldi pubblici sono finiti, forse ora la Sicilia può cambiare”

  1. Condivido in pieno quanto dichiarato dal Cavaliere Planeta.
    Indifferenza e molta confusione sui programmi reali sono due termini che oggi trovano (ahinoi) riscontro nella vita sociale.
    Auspico, inoltre, che i siciliani senza l’assistenzialismo politico possano tirare fuori gli attributi.
    Lunga vita al cav.!

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