Mafia. Arrestato l’uomo che fornì il tritolo per le stragi del ’93 e l’attentato di Capaci

<strong>Mafia</strong>. Arrestato l’uomo che fornì il tritolo per le stragi del ’93 e l’attentato di Capaci

Last updated on Aprile 15th, 2013 at 09:45 am

Le indagini di Capaci, via D’Amelio e sulle autobombe mafiose di Roma, Firenze e Milano sembrano infinite per i tanti soggetti che entrano ed escono da questa triste vicenda. Gli uomini della Dia, su ordine della magistratura di Firenze, hanno arrestato ieri a Palermo Cosimo D’Amato, un ex pescatore di 57 anni. Per la Procura è stato lui a fornire l’esplosivo per le stragi, da quelle di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, a quella fallita all’Olimpico, nel gennaio del 1994.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

D’Amato recuperava il tritolo in mare: con un peschereccio portava sulle rive di Santa Flavia (Palermo) gli ordigni della Seconda guerra mondiale che, inesplosi, erano rimasti in fondo al mare siciliano.

L’ultima condanna per le stragi del 1993-1994 risale al 5 ottobre 2011, quando la Corte d’assise di Firenze ha inflitto l’ergastolo a Francesco Tagliavia, accusato di aver messo a disposizione il gruppo di fuoco. Nel 2002 sono invece diventate definitive le sentenze per i capi di Cosa Nostra: da Bernardo Provenzano a Totò Riina, passando per i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro e Giovanni Brusca.

Il cerchio attorno a Tagliavia prima e a D’Amato adesso è stato stretto grazie alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, lo stesso che, con l’altro collaboratore Fabio Tranchina, ha fatto riaprire le indagini su via D’Amelio. Nei vari interrogatori, Spatuzza ha anche sostenuto che Cosa Nostra era alla ricerca di nuovi referenti politici e ha raccontato un incontro che avrebbe avuto nel gennaio del 1994 con Giuseppe Graviano: in quell’occasione, il boss di Brancaccio gli avrebbe fatto i nomi di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.

Lo stesso Spatuzza ha raccontato ai magistrati come «circa un mese prima dell’attentato di Capaci» Cosimo D’Amato gli fece recuperare l’esplosivo. Spatuzza arrivò a Santa Flavia con Cosimo Lo Nigro, cugino di D’Amato e condannato per le stragi del 1993. «Ci siamo avvicinati nella banchina – ha ricostruito Spatuzza – C’erano tre pescherecci ormeggiati. Siamo saliti sopra uno di questi e nei fianchi c’erano legate delle funi, quindi abbiamo tirato la prima fune. C’erano praticamente sommersi dei fusti, all’incirca di mezzo metro per un metro»: quei fusti erano bombe.

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