Occupazione a picco ogni mese in Sicilia si perdono 3mila posti

<strong> Occupazione a picco</strong> ogni mese in Sicilia si perdono 3mila posti

Trentotto mila posti di lavoro in meno in Sicilia da giugno 2011 a giugno 2012 e un andamento negativo in tutti i settori dell’economia. Il quadro viene fuori dall’aggiornamento congiunturale sull’economia dell’isola realizzato dalla Bankitalia.

Ogni mese in Sicilia si perdono 3mila posti

Secondo lo studio, che incrocia i risultati di un sondaggio congiunturale della Banca d’Italia con quelli di altre fonti statistiche (Istat, Cresme, Agenzia del Territorio, Regione siciliana), ogni mese in Sicilia si sarebbero persi in media 3000 posti di lavoro, più che in qualsiasi altra regione d’Italia. Si tratta di un incremento del 4,8% rispetto al primo semestre 2011 con un tasso di disoccupazione del 19,4% a fronte di una media nazionale del 10,7%. Un livello che, si legge nel rapporto, “non si registrava dal 2003”: 91 mila, le persone in cerca di lavoro.

Ad essere cresciuto è invece il ricorso agli ammortizzatori sociali. Con un incremento, nei primi 9 mesi del 2012, del 58,4 % delle ore autorizzate rispetto allo stesso periodo del 2011 e l’esplosione della Cig straordinaria o in deroga, più che raddoppiata rispetto allo scorso anno.

Ad essere in crisi, oltre all’Economia reale è anche l’intermediazione finanziaria. Per la prima volta, infatti, il tasso di variazione su base annua dei prestiti alla clientela residente in Sicilia, registra una contrazione. Risultato, spiegano dalla Banca d’Italia, “in parte della diminuzione della domanda, in parte, di una maggiore rigidità delle banche” nella concessione di prestiti sia alle imprese che alle famiglie.

A peggiorare è, in generale, però, la qualità del credito sull’isola. A giugno il “flusso di nuove sofferenze è stato pari al 2,8 per cento rispetto al 2,6 del 2011” con le punte maggiori nelle province di Trapani, Agrigento e Messina. In difficoltà, soprattutto, le imprese di piccole dimensioni con in testa, ancora una volta, quelle del settore delle costruzioni alle prese, più di altri comparti, con i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione.

A risentire di più della crisi è il comparto delle costruzioni. Oltre la metà delle imprese edili intervistate, infatti, stima una “riduzione dei livelli produttivi” rispetto al 2011 e il 45% “una diminuzione di occupati”; mentre il settore immobiliare ha visto una contrazione delle compravendite di circa il 25,4% a fronte di un – 21,6 % nel Sud e di un -22,6% nel resto d’Italia. Vedono nero anche le imprese del commercio (fatturato in calo per il 60% del campione) e il settore turistico (-2,8% per i flussi dei connazionali e un timido 3,1% di incremento dei pernottamenti per i flussi stranieri, a fronte del 14% del 2011).

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