Eolico e mafia: in manette sei fiancheggiatori di Messina Denaro

<strong>Eolico e mafia</strong>: in manette sei fiancheggiatori di Messina Denaro

Last updated on Aprile 15th, 2013 at 09:45 am

Blitz antimafia nelle province di Trapani e Palermo. I carabinieri hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura distrettuale antimafia, sei persone accusate di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni corruzione aggravata e altri delitti. I militari hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di 10 milioni di euro.

Matteo Messina Denaro

Al centro delle indagini del Ros e del comando provinciale di Trapani l’infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi in attività economiche del settore delle energie rinnovabili, realizzata attraverso la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti di eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. I proventi venivano in parte utilizzati per sostenere la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. ll decreto di sequestro preventivo riguarda la società “Salemitana calcestruzzi s.r.l.”, con sede a Salemi, e la “Spallino servizi s.r.l.”, con sede a Castelvetrano, ritenute riconducibili alle famiglie mafiose indagate.
Le indagini, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, erano state avviate nel maggio  del 2007 dal Nucleo Investigativo di Trapani in direzione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi, integrandole con l’attività investigativa sulla rete collegata al superlatitante Messina Denaro. Documentate così l’infiltrazione di Cosa nostra nelle attività economiche delle provincie di Trapani, Agrigento e Palermo e il serrato controllo operato sulle opere di maggiore rilevanza sul territorio, mediante il sostegno dell’allora consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco, intervenendo nella loro esecuzione attraverso una fitta rete di società controllate dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi.  Dalle indagini è emerso come la struttura criminale fosse riuscita ad inserirsi nei lavori di costruzione delle opere, tramite l’affidamento diretto alle imprese di Salvatore Angelo, nonché attraverso la parallela pressione criminale dell’organizzazione, testimoniata da numerose intimidazioni ai danni di imprese concorrenti e da una sistematica attività estorsiva nei confronti di operatori economici di settore; e l’estromissione della società dell’imprenditore Melchiorre Saladino da un progetto di realizzazione di un parco eolico da realizzare in provincia di Catania, concordato da Sacco, oggi consigliere provinciale, con l’esponente mafioso di Castelvetrano Paolo Forte, inserito nella rete di relazioni del capomafia latitante nonché  ’figlioccio’ di cresima dello stesso, tanto da avergli fornito, nella fase iniziale della latitanza, la propria carta d’identità. Oltre agli interessi nel campo dell’energie rinnovabili, le indagini hanno accertato la dazione di denaro richiesta da Sacco, quando era consigliere comunale, per favorire l’approvazione della convenzione che il Comune di Castelvetrano avrebbe dovuto stipulare con una società interessata alla realizzazione di un parco eolico; l’esistenza di un progetto, sostenuto da Sacco e Forte, di realizzare un distributore di carburanti da impiantare su un terreno di proprietà di Rosalia Messina Denaro, moglie dell’affiliato Filippo Guttadauro e sorella del ricercato trapanese; l’assistenza economica fornita ai detenuti ed alla loro famiglie nonché agli affiliati tornati in libertà dopo lunghi periodi di detenzione; il collegamento operativo realizzato dall’imprenditore Angelo con cosa nostra palermitana, attraverso i contatti con Salvatore e Sandro Lo Piccolo (all’epoca latitanti) finalizzati all’attuazione di comuni strategie nel campo dei lavori pubblici e privati. E ancora: il trasferimento fraudolento delle quote della società “Ecolsicula” alla “Spallino Servizi”, intestate a prestanome ed in realtà nella disponibilità del detenuto Antonino Nastasi, organico alla famiglia mafiosa di Castelvetrano e indicato dai collaboratori di giustizia quale anello della catena di ‘postini’ che in passato avrebbe curato il recapito dei messaggi a Messina Denaro.

In manette sono finiti l’imprenditore di Salemi, Salvatore Angelo, l’uomo del businnes delle energie pulite, Santo Sacco, consigliere del Pdl alla Provincia di Trapani, Salvatore Pizzo, consigliere comunale di Terrasini nel Palermitano. Ed ancora: Gaspare Casciolo, considerato il capo della famiglia mafiosa di Salemi,  Paolo Rabito e Gioacchino Villa che avrebbero fatto parte del clan.

fonte blogsicilia.it

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