La vera ripresa parte dal Sud. Bilanciamo l’Italia.

La vera ripresa parte dal Sud. <strong>Bilanciamo l’Italia</strong>.

Tra il 2007 e il 2011, a causa della crisi, il Pil in volume è diminuito in tutte le aree del Paese, scendendo al Sud al livello del 2000. Lo rende noto l’Istat, precisando che, nonostante il recupero del 2011 (ovunque tranne che nel Mezzogiorno), solo nella provincia di Bolzano il Pil in volume si è riportato lo scorso anno su livelli precrisi.

“Bilanciamo l’Italia”

Nel resto del Paese il recupero è stato solo parziale: per il Nord il livello del 2011 è analogo a quello del 2005, per il Centro a quello del 2004 e per il Sud è sceso a quello del 2000. Nel 2011, ricorda l’Istat, il Pil è aumentato a livello nazionale dello 0,4%, con un netto rallentamento della crescita rispetto al 2010 (+1,8%). Nel Nord-ovest la frenata è stata particolarmente brusca: il tasso di crescita del Pil è sceso dal 3,8% nel 2010 allo 0,6% nel 2011. Il Nord-est risulta nel 2011 l’area più dinamica, con un incremento dell’1,1% (+1,9% nel 2010), mentre il Centro registra una crescita molto debole (+0,2%).

Nelle regioni del Mezzogiorno, che già nel 2010 non avevano beneficiato del recupero registrato nel resto del Paese (il Pil era diminuito dello 0,1%) vi è stato un ulteriore calo dello 0,3%. Questi risultati sono principalmente imputabili al marcato rallentamento della dinamica, o alla contrazione, del valore aggiunto industriale, che aveva trainato la ripresa del 2010. In particolare, Centro e Mezzogiorno hanno fortemente risentito degli effetti della riduzione delle attività industriali (rispettivamente – 3,6% e -1,5%), mentre nel Nord-ovest e Nord-est la variazione è stata comunque positiva (entrambe +1,7%).

Al Nord, nel 2011 le migliori performance del Pil in volume si riscontrano in Emilia Romagna (+1,6%), Valle d’Aosta (+1,5%) e Piemonte (+0,9%). Al Centro, la Toscana segna il maggiore incremento (+0,7%), mentre il Lazio subisce una contrazione dello 0,3%.

Nel Mezzogiorno, il risultato migliore è quello della Basilicata (+2,1% nel 2011), mentre ampie contrazioni caratterizzano Molise (-1,9%) e Sicilia (-1,3%).

Per quanto riguarda il quadriennio 2008- 2011 il pil ha subito una contrazione media annua dell’1,1%; Nord-est e Centro sono in linea con la media nazionale, il Nord-ovest presenta un calo inferiore (-0,7%) mentre sensibilmente più marcata è la flessione del Mezzogiorno (-1,7%).

Nel Nord-ovest, il calo contenuto della Lombardia (-0,3%), ha parzialmente bilanciato il risultato decisamente più negativo del Piemonte (-1,5%). Nel Nord-est, Friuli-Venezia Giulia e Veneto registrano entrambi una diminuzione dell’1,4%, lievemente più marcata di quella dell’Emilia Romagna (-1,1%).

Nel Centro spicca il risultato negativo di Umbria e Marche che segnano cali medi annui rispettivamente dell’1,8% e 1,6%. Nel Mezzogiorno le uniche regioni che presentano una dinamica vicina a quella media nazionale sono Abruzzo (-1,0%) e Sardegna (-1,1%), mentre i tassi medi annui più negativi si registrano per Molise (-3,0%) e Campania (- 2,2%).

«A fronte dei dati drammatici che seguitano ad arrivare sull’economia del Mezzogiorno – lamenta il parlamentare del Pdl, Stefania Prestigiacomo – del Mezzogiorno si continua a non parlare. Nessuna proposta o progetto, nessuna volontà di prevedere provvedimenti, né dalle forze politiche né dall’esecutivo, a parte il piano Sud messo a punto, in continuità con il governo Berlusconi, dal ministro Barca, ma che evidentemente non è sufficiente a invertire il trend negativo.

«Il Pil procapite – aggiunge – è nel Nord-ovest quasi doppio che al Sud. E come se non bastasse, il tasso di disoccupazione giovanile, già a livelli altissimi come media nel Paese, al Sud tocca picchi ancora più elevati. Non è più rimandabile una politica di sostanza per il Sud con interventi per la crescita e la disoccupazione, investimenti per le infrastrutture e l’energia. Il presidente Napolitano e il premier Monti, tempo fa, sottolinearono il ruolo strategico del Sud per l’economia dell’Italia e dell’Europa, alle parole non è seguito alcun fatto, dimenticando tutti che senza il Sud l’Italia non potrà mai ripartire».

Di diverso tono il commento del governatore Svp Luis Durnwalder: «I dati del pil altoatesino in crescita contro la tendenza a livello nazionale – dice – confermano che il tessuto economico locale è solido, che la politica e le misure adottate dalla giunta provinciale sin dalle avvisaglie della crisi internazionale sono andate nella giusta direzione».

«La giunta provinciale, sottolinea Durnwalder, ha varato una serie di misure che puntano a migliorare il settore produttivo, promuovere l’insediamento di start-up in Alto Adige e quindi sostenere la crescita del pil, interventi che sono andati nella giusta direzione e che vogliamo confermare anche con il bilancio 2013».

«L’Alto Adige – conclude il governatore – ha risentito meno di altre regioni gli effetti della crisi grazie ad un impegno trasversale dell’ente pubblico, delle aziende e dei lavoratori. Un’azione che garantisce solidità al nostro tessuto economico».

E il presidente dei deputati della Lega Nord, Gianpaolo Dozzo aggiunge: «È sempre e solo il Nord, in particolare il Nord-Est, a reggere l’intero Paese e anche i dati dell’Istat sul Pil lo confermano. Non è più pensabile che i cittadini e le imprese del Nord continuino a portare un peso che dovrebbe essere diviso in egual misura con tutti gli altri».

«I dati sul Pil meridionale – afferma Sergio D’Antoni, membro della segreteria nazionale del Pd – dimostrano con drammatica evidenza come la partita strategica dello sviluppo nazionale si giochi principalmente al Sud. Nel Mezzogiorno si concentrano le maggiori criticità economiche e sociali ma anche le maggiori potenzialità di crescita».

«Dopo il deserto berlusconiano – aggiunge – dobbiamo tornare a considerare il riscatto delle aree e delle fasce deboli la leva primaria di una strategia complessiva di ripresa economica nazionale. Vuol dire rilanciare occupazione e investimenti produttivi attraverso strumenti specifici.

Il punto di partenza devono essere i 40 miliardi messi a disposizione dall’Europa per realizzare politiche di convergenza. Sul piano specifico dell’azione di stimolo al capitale produttivo, il Pd chiede l’impiego di almeno 2 miliardi di queste risorse su crediti d’imposta per l’occupazione e per gli investimenti produttivi. Nessun assistenzialismo, nessuno spreco. Al contrario, due strumenti semplici, automatici, mirati al sostegno del lavoro e del capitale produttivo».

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