Tutti i flop del Governo Monti: dal taglio di seggi allo svuota-carceri

<strong>Tutti i flop del Governo Monti</strong>: dal taglio di seggi allo svuota-carceri
Mario Monti

Le incompiute del Governo Monti sono tante. Proposte di legge che, con le dimissioni del Premier, chissà per quanto tempo resteranno chiuse nelle scrivanie del Parlamento.

Ecco l’elenco di tutte le proposte di legge che erano già all’esame delle aule e delle commissioni:  riforma elettorale, taglio del numero di deputati e senatori, democrazia nei partiti, taglio delle province, falso in bilancio, la legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, divorzio breve, regolamentazione delle unioni gay e quella sul testamento biologico, svuota-carceri,

Riforma elettorale: Tutti dicevano di volerla cambiare, ma un tira e molla durato mesi si è concluso con un nulla di fatto. Nonostante i ripetuti e pressanti interventi di Giorgio Napolitano, i senatori della commissione Affari costituzionali, che avevano tra le mani la patata bollente, hanno dovuto gettare la spugna, vista l’incapacità dei partiti di mettersi d’accordo. E il Porcellum, con le sue liste bloccate, sarà ancora una volta (la terza) il sistema con cui saranno scelti i deputati e i senatori.

Taglio numero parlamentari: non ce l’ha fatta a uscire dal limbo delle eterne discussioni nemmeno il taglio del numero di deputati e senatori. Un accordo di massima era stato anche trovato (508 deputati e 254 senatori, con una sforbiciata di 168 unità), ma il disegno di legge costituzionale non ha superato la «linea d’ombra» che separa i progetti di riforma dalla loro approvazione. E il 24 febbraio, giorno delle prossime elezioni, saremo chiamati a eleggere un nuovo esercito di 945 parlamentari (630 alla Camera 315 al Senato).

Democrazia nei Partiti: Stessa sorte per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, quello sui partiti politici. Per qualche mese era sembrato che le forze politiche presenti in parlamento, sull’onda degli scandali, avessero davvero intenzione di cambiare registro e darsi regole certe per assicurare la democrazia interna e la trasparenza sulle loro risorse economiche; ma anche in questo caso non c’è stato niente da fare.

Taglio delle province: di fronte alle proteste dei loro amministratori locali i partiti non se la sono sentita di dare attuazione al decreto del governo, che riduceva a 51 il numero delle province italiane con una serie di accorpamenti che hanno scatenato una ribellione trasversale condita di campanilismo. E chi sperava in un giro di vite sul falso in bilancio si è dovuto rassegnare alla lenta agonia del disegno di legge in commissione Giustizia.

Diritti: Anche sul tema dei diritti non si contano i fallimenti. È il caso della legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, bloccata dal no di Pdl e Lega. Il divorzio breve (tre anni di separazione invece di cinque prima di poter divorziare) non ha avuto un destino diverso. Nel dimenticatoio sono finite anche le proposte di legge per la regolamentazione delle unioni gay e quella sul testamento biologico.

Svuota-carceri: Fine ingloriosa anche per la legge sulle misure alternative al carcere, che avrebbe potuto dare una boccata d’ossigeno alle carceri che scoppiano per il sovraffollamento: più che il digiuno (di Marco Pannella) potè la fine precipitosa della legislatura.

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