Pd siciliano, Crisafulli e Papania fuori dalle liste

<strong>Pd siciliano</strong>, Crisafulli e Papania fuori dalle liste

Fuori dalle liste del Pd Mirello Crisafulli e Antonio Papania (senatori uscenti, il primo big di Enna e indagato per reati amministrativi, il secondo in odore di contiguità con la mafia), Nicola Caputo (indagato per truffa nell’ambito dell’inchiesta sulle spese dell’assemblea del Centro direzionale, ma anche il più votato a Caserta alle primarie).

Mirello Crisafulli
Mirello Crisafulli

È quanto ha deciso la Commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico, presieduta da Luigi Berlinguersul dossier liste pulite.

Nessun problema invece per Francantonio Genovese ed Angelo Capodicasa, le cui posizioni erano finite al vaglio dei vertici nazionali del partito.

«La Commissione nazionale di garanzia del Pd, presieduta da Luigi Berlinguer – si legge in una nota del partito – in base a un criterio di opportunità ha deciso di non includere nelle liste elettorali le candidature di Mirello Crisafulli di Enna e Antonio Papania di Trapani. La Commissione ha inoltre considerata decaduta la deroga concessa dal Comitato elettorale nazionale a Nicola Caputo di Caserta. La Commissione nazionale di garanzia ha inoltre preso atto di due rinunce volontarie alla candidatura da parte di Bruna Brembilla e Antonio Luongo». La Commissione nazionale di garanzia del Pd ha voluto mantenere fermi due principi tra di loro in difficile equilibrio: da un lato quello costituzionale che si fonda sulla presunzione di innocenza del singolo e, dall’altro, quello che impone alla commissione che presiedo la tutela dell’immagine e della stessa onorabilità di quel grande corpo collettivo che è un partito di massa come il Pd».

Le reazioni. «Nelle prossime ore valuterò con gli amici cosa fare: non so se nel partito, che ho definito un partito difficile, valgono il gioco delle correnti o la rappresentanza sul territorio». Così Nicola Caputo (Pd), consigliere regionale della Campania, vincitore delle ‘parlamentarie’, commenta la decisione della Commissione nazionale di garanzia che di fatto gli ha sbarrato la strada verso Montecitorio. Caputo nei giorni scorsi è stato raggiunto da un avviso di garanzia per presunti falsi rimborsi alla Regione Campania: «In merito a questa vicenda sono già stato sentito dai magistrati. A Roma hanno discusso per quattro giorni: chiedete a loro perchè hanno assunto questa decisione». Al consigliere è stato revocato la deroga con la quale gli veniva consentito di candidarsi alle politiche. «Le regole valgono dappertutto – ha aggiunto Caputo – in tutte le regioni? Vorrei saperlo».

Ma i diretti interessati dalla scelta del partito vanno all’attacco. “E’ – tuona Crisafulli – giacobinismo allo stato puro. Un errore e una scorrettezza clamorosa. Spero che il mio partito non continui su questa strada, quando si sceglie la via della purezza c’é sempre uno più puro che ti epura”. Per lui si era speso anche il segretario regionale siciliano Giuseppe Lupo. Senatore uscente di Enna, Crisafulli è stato rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio e archiviato per concorso in associazione mafiosa dopo essere finito nel mirino per un filmato che lo ritraeva in un colloquio con un avvocato ennese poi condannato come boss mafioso. Si dice “esterrefatto” il consigliere casertano, Nicola Caputo, raggiunto nei giorni scorsi da un avviso di garanzia nell’ambito di una inchiesta su presunti falsi rimborsi. Si trincera dietro il silenzio Antonio Papania, che ha patteggiato 2 mesi per una condanna per abuso d’ufficio. No comment anche da Antonio Luongo, lucano, rinviato nel 2009 a giudizio per corruzione in un’inchiesta su affari e politica a Potenza e che ha rinunciato spontaneamente alla propria candidatura. Passano il vaglio del comitato dei garanti, tra gli altri, l’agrigentino Angelo Capodicasa archiviato nell’ambito di un’inchiesta per falso in concorso e il calabrese Nicodemo Oliverio, imputato di bancarotta fraudolenta. Nessun problema, come era naturalmente prevedibile, per Rosaria Capacchione, la giornalista ‘anti-camorra’ del ‘Mattino’ capolista in Senato e imputata per calunnia nei confronti di un luogotenente della Guardia di Finanza.

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