Il nuovo bilancio Ue dell’austerità salva la Tav, il Sud e l’agricoltura

<strong>Il nuovo bilancio Ue</strong> dell’austerità salva la Tav, il Sud e l’agricoltura

La Tav si salva, l’agricoltura non viene praticamente toccata, le Regioni del Mezzogiorno e lo sviluppo rurale vedranno un aumento dei fondi. I capitoli di spesa tradizionali restano intatti ma i tagli ci sono e pesano nel “bilancio dell’austerity” approvato venerdì, il primo nella storia della Ue ad essere rivisto al ribasso.

Europarlamento in rivolta. Troppi tagli alla crescita, si tratta di un programma politicamente vecchio
Europarlamento in rivolta. Troppi tagli alla crescita, si tratta di un programma politicamente vecchio

In Italia, così come in Europa, a pagare il prezzo più alto sono soprattutto banda larga, energia e trasporti.

Voci che generano la vera crescita, denunciano da Commissione Ue e Parlamento, e che potrebbero essere in parte salvate se l’Eurocamera, a cui tocca ora l’esame del bilancio, dovesse impuntarsi.

Con il bilancio 2014-2020 l’Italia vede un netto miglioramento della sua posizione: innanzitutto diminuisce il suo “saldo negativo”, cioè la differenza tra quanto spende e quando versa, e “risparmia” circa 500 milioni di euro all’anno.

Inoltre, dalla precedente proposta di bilancio del vertice fallito di novembre si vede assegnare fondi aggiuntivi per 3,5 miliardi di euro sui sette anni. Non ultimo, riduce pure il peso dello “sconto britannico” e di altre correzioni, che significa risparmiare circa 600 milioni nel settennio.

Tutte le “linee rosse” che Monti aveva fissato sono state rispettate.

E anche sui singoli capitoli, sempre se restiamo nell’ambito delle voci tradizionali di spesa, l’Italia non può lamentarsi: c’è solo una leggera perdita di un miliardo di euro sul fronte degli aiuti diretti agli agricoltori rispetto al bilancio 2007-2013. Ma già per lo sviluppo rurale i fondi per l’Italia salgono da 9,1 a 9,26 miliardi, un aumento significativo nel quadro di una riduzione complessiva del 10% dei fondi europei per il settore.

Non bisogna poi dimenticare gli aiuti al Mezzogiorno, 1,5 miliardi di euro aggiuntivi per le Regioni meno sviluppate.
E almeno 400 milioni per combattere la disoccupazione giovanile con il nuovo fondo ad hoc creato di cui beneficiano i peggio messi sul fronte della disoccupazione quindi anche Spagna, Portogallo e Grecia.

Ma come per il resto dell’Europa, i tagli più grandi sono alla voce crescita e sviluppo. La proposta di novembre assegnava all’Italia 41,2 miliardi di euro per la voce “Connecting Europe”, cioè alle grandi reti per energia, trasporti e telecomunicazioni. Col bilancio approvato venerdì si scende a 29,3, una situazione che impedirà molti progetti di trasporti, energia, ma soprattutto tlc e, quindi, quasi certamente addio a banda larga ultraveloce per tutti entro il 2020.
«Non si può fare la banda larga con solo un miliardo», ha denunciato la commissaria Ue alle tlc, Neelie Kroes, e anche quello alla politica regionale Hahn ha parlato di «ritardi» per molti progetti.

Il Parlamento l’ha detto molto chiaro: vede un bilancio politicamente vecchio, troppi soldi ad agricoltura e coesione, troppi tagli alla crescita. Sei miliardi per la disoccupazione giovanile che divisi tra i 25 milioni senza lavoro under 25, fanno poco. La cifra finale effettiva a disposizione del bilancio Ue, 908,4 miliardi, è inaccettabile per gli eurodeputati. Ma il secondo tempo della trattativa sarà lungo.

Il Parlamento, minacciando il veto, ha già ottenuto il risultato di vedere garantita la piena “flessibilità” (i soldi cioè potranno essere spostati da una linea di spesa all’altra e da un anno all’altro) ma vuole anche la “clausola di revisione”: la cancelliera Merkel ha promesso al presidente del Pe, Martin Schulz, che il bilancio sarà rivisto «fra due-tre anni». Il Parlamento vorrà non solo la garanzia scritta, ma punterà i piedi per ottenere che la revisione si faccia a maggioranza qualificata per disinnescare i veti del premier britannico David Cameron. Altrimenti, meglio mandare tutto all’aria e ridefinirlo nel 2014, con nuovo Parlamento e nuova Commissione.

Sempre dall’Ue arriva lo stop alla rottamazione delle navi europee sulle spiagge dei Paesi poveri e un maggiore riciclo nel rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori. È questo il principale obiettivo del nuovo regolamento Ue in discussione all’Europarlamento per un eco-riciclo delle imbarcazioni, che spesso contengono all’interno materiali pericolosi, come amianto, Pcb, mercurio e altre sostanze chimiche nocive. E il pensiero va subito alla “Concordia”, il cui relitto a un anno dal naufragio è davanti all’isola del Giglio in attesa di conoscere il porto in cui verrà trasferita per lo smaltimento.

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