Lucio Dalla amava quest’Isola, la Sicilia

<strong>Lucio Dalla</strong> amava quest’Isola, la Sicilia

Pubblichiamo i capitoli del libro “Dalla Luce alla notte” (edizioni Bompiani) nel quale Marco Alemanno disegna il ritratto dell’artista bolognese fatto da «chi lo conosceva meglio e amava di più». E’ un racconto-autoanalisi, un susseguirsi turbinoso di ricordi in grado di restituire l’immagine inedita dell’uomo e dell’artista.

di Marco Alemanno

Lucio Dalla era nato il 4 marzo 1943 a Bologna. E’ scomparso il primo marzo dello scorso anno a Montreaux, stroncato da un infarto la mattina successiva a un concerto. Marco Alemanno è stato il compagno di vita.
Lucio Dalla era nato il 4 marzo 1943 a Bologna. E’ scomparso il primo marzo dello scorso anno a Montreaux, stroncato da un infarto la mattina successiva a un concerto. Marco Alemanno è stato il compagno di vita.

Lucio Dalla adorava la luce siciliana, quei cieli che definiva “vergognosamente azzurri”, la cordialità antica e comunque riservata della gente e tutto ciò che fosse profondamente siciliano: i templi di Agrigento, Selinunte e Segesta, segnati dal passaggio della storia; i teatri antichi di Siracusa e Morgantina; Ragusa Ibla vista al tramonto dal terrazzo di casa Forni-Tonelli; Noto e il suo strabordante barocco; le affascinanti grotte di Pantalica; la meraviglia intatta di posti unici come Vendicari e Marzamemi; l’incredibile complesso monumentale di San Giovanni degli Eremiti a Palermo; gli straordinari mosaici romani di piazza Armerina; l’incanto delle isole di Favignana, Lampedusa, Pantelleria, e più di tutte le altre delle Eolie, specialmente Salina; e ancora i monti Nebrodi e le Madonie; i piccoli centri perfettamente conservati di Geraci, Gangi e Castelbuono; Castel di Tusa con la coraggiosa Fiumara d’Arte dell’amico Antonio Presti; fino ad arrivare quasi sull’Etna, in un paesino di appena mille anime chiamato Milo.

Qui Lucio decise di comprare una casa nei primi anni novanta. Lo divertiva soprattutto un dettaglio non indifferente: avrebbe avuto come vicino di casa, anzi, precisava, come “confinante di bosco”, un suo carissimo e molto stimato collega, il “solo apparentemente austero ma poi invece sorprendentemente brillante e molto divertente” Franco Battiato, come amava apostrofarlo Lucio quando parlavamo di lui con qualcuno.

Col tempo la zona ha continuato misteriosamente a riempirsi di altri artisti innamoratisi di questi luoghi tanto da volerci vivere: tra questi, il cantante dei Simple Minds e quello dei Simply Red, nonché gli autoctoni Carmen Consoli e Rosario Di Bella, amico di vecchia data di Lucio.

Sin dall’inizio della sua vita in Sicilia, quando riusciva a passarci dei periodi più o meno lunghi, ha familiarizzato con questi posti d’incredibile bellezza, creando anche qui delle amicizie semplici e profonde durate fino all’ultimo, come quella con la storica famiglia di pasticceri Russo, giù nella deliziosa Santa Venerina, dove ogni volta compravamo i biscotti al sesamo e le praline al cioccolato, rigorosamente per gli ospiti visto che Lucio odiava i dolci. In Sicilia cercò di vivere il più possibile da vero siciliano, appassionandosi ai costumi e alle tradizioni locali: uno dei momenti di più grande e ispirata esaltazione filosiciliana che Lucio ha provato, secondo i suoi racconti, è stato quando per la prima volta ha assistito alla processione in onore di sant’Agata a Catania.

Le urla strazianti dei fedeli, la fatica visibile sui volti di chi porta a spalla la statua della santa, tutta quanta la cera delle centinaia di candele accese che, finendo sotto i piedi dei “porta-santa”, ogni volta rischia di farne scivolare qualcuno: tutto questo infiammò il suo animo, facendogli conoscere da vicino la “benedetta follia siciliana”. Fu uno dei motivi per cui decise subito anche di viverci: perché in quel coacervo di umanità pieno di fede abbagliante ma anche di un po’ di puro paganesimo, Lucio si sentiva decisamente a casa, tanto da ripetere spesso: “Io ogni volta in Sicilia sto benissimo! “.

E così è continuato a essere fino all’ultima estate insieme, quando decidemmo di passare un mese a girare liberi in macchina percorrendo quasi tutta l’isola, di cui nel frattempo mi ero perdutamente innamorato anch’io, soprattutto di Catania e dei paesi etnei. In quei bellissimi giorni siamo stati accuditi come sempre con amore da Alfio, Maria e i loro figli, custodi della villa di Milo durante la nostra assenza, tra un pranzo o una cena a base soprattutto di “u trunzu”, rara verdura locale di cui Lucio e io andavamo ghiotti, e di altri famigerati piatti speciali, come il pollo e le irresistibili patate al forno di Maria, o la sua parmigiana di melanzane, altra “quasi imbarazzante” perversione culinaria di Lucio, a tal punto da creare una sorta di gara tra le sue amiche e collaboratrici domestiche a chi la facesse più buona.

A Milo, Lucio amava starsene di notte in una piccola stanza col camino acceso, a guardare qualche film oppure a leggere, o semplicemente a sonnecchiare beato alla luce del fuoco che illuminava le alte pareti col soffitto a stella. Di giorno si nuotava in piscina, si prendeva il sole e si leggeva un libro oppure i giornali, bevendo litri di limonata fresca; poi, dopo pranzo, puntualmente si usciva, per andare a vivere, “guardandola in faccia”, come diceva Lucio, la Sicilia con le sue rare bellezze.

Siamo tornati, anche la scorsa estate, a rivedere tutti i luoghi che amava e che mi aveva fatto scoprire in quegli anni, specie quelli intorno a Milo: da Sant’Alfio, con il suo incredibile Castagno dei cento cavalli, sotto il quale ci siamo esibiti in una performance di letture e musica con Gionata Colaprisca, fino a Zafferana Etnea; e poi tutti i paesi con i nomi che cominciano per “Aci”, quindi l’Acitrezza di I Malavoglia di Giovanni Verga e di La terra trema di Luchino Visconti nonché degli enormi massi scagliati, secondo la leggenda, dai Ciclopi contro Ulisse; Acireale con tutte le sue chiese; Aci Bonaccorsi, dove ogni estate si tiene una seguitissima gara di fuochi d’artificio a cui Lucio stesso ha partecipato un anno come giurato d’eccezione; e poi Aci Castello, Aci Catena e Aci Sant’Antonio.

E ancora altri luoghi particolarmente amati, come piazza Dante a Catania per il fascino misterioso dell’inquietante chiesa di San Nicolò l’Arena, in cui ci sarebbe piaciuto esibirci; oppure l’agriturismo Case Perrotta, Riposto e la sua Darsena, dove tenemmo per un po’ di tempo anche la nostra barca; Fiumefreddo con le sue sorgenti gelate; Taormina e Giardini-Naxos; ma soprattutto l’Etna, o come la chiamano i siciliani “la montagna”, perennemente sveglia, perennemente bella.

Dei nostri lunghi e ripetuti soggiorni a Milo, personalmente ricorderò più di tutto i continui giri notturni o preserali per le strade che portano al vulcano. Bastava solo guardarsi per capire che anche l’altro in quel momento aveva voglia di perdersi di nuovo ad ammirare le ginestre gialle tra la lava nera e magari, da lontano, vedere anche la neve o, se la montagna era “incazzata”, come diceva Lucio, lo spettacolo unico dei suoi alti lapilli infuocati. Tornavamo spesso anche presso i vecchi crateri dove Pasolini aveva girato alcune scene di Porcile e dove Lucio aveva voluto che gli scattassi qualche fotografia.

L’Etna e il suo paesaggio lunare l’hanno stregato dalla prima volta in cui c’è stato, mi raccontava, e a me Lucio è riuscito a trasmettere tutto il fascino e il mistero del vulcano. Resterà perciò, senza dubbio e per sempre, uno dei luoghi dove andrò a cercarlo quando avrò voglia o bisogno di sentirlo di più. Lo cercherò tra il mare di Riposto e le interminabili file di alberi che ci sono prima del Rifugio Sapienza; oppure tra la cenere nera della generosa montagna-madre, che “miracolosamente” sprigiona vita, e quella luna gigante che certe sere “illumina a giorno” quelle strade tutte curve, tanto da farti venire la voglia di spegnere i fari e lasciarti guidare da lei. Quando la luna non c’era oppure se ne stava nascosta, Lucio veniva ipnotizzato dal buio naturale della notte. Il buio per lui era “vitale”, mi aveva confessato una volta: rappresentava l’azzeramento dei sogni passati, “riaccendeva” la sua fantasia per riempire quel vuoto improvviso alla vista, ma soprattutto lasciava spazio soltanto all’ineffabile luce delle sue amate stelle. E lungo le strade che portano sull’Etna “certe volte il buio sembra quasi parlarti al cuore”, come mi disse in cima ai vecchi crateri spenti durante una notte di vento e di milioni di astri. Gli venne in mente un film che aveva amato molto e che io ancora non conoscevo, Gattaca, e, partendo dal racconto della trama, mi parlò dell’uomo che sogna da sempre di vincere la distanza che lo separa dalle stelle, “forse solo per sedare la sua eterna fame di luce”, concluse, e sembrava parlasse di sé.

Quando eravamo a Catania, altra città che Lucio e io amavamo particolarmente e che per certi versi ci ricordava un po’ Lisbona, c’erano dei “rituali” a cui non mancava mai, come passare a salutare due vecchie conoscenze: “ilmio- amico-delle-candele-Cosentino”, diceva, e soprattutto un anziano signore, colto e gentile, Franco Bentivegna.
Quest’ultimo è una delle persone a cui Lucio si era più affezionato durante la sua permanenza siciliana: Franco è un grande artista della pittura su pietra lavica e su ceramica e i suoi oggetti d’arte riempivano tutte le nostre case, specie una parte nuova dell’abitazione in via D’Azeglio, dove Lucio ha passato la maggior parte degli ultimi due anni della sua vita. Lì ha voluto ricreare l’illusione, riuscita, di trovarsi al Sud anziché nel centro di Bologna: una mansarda open space quasi completamente rivestita di legno letteralmente invasa dalla luce, dipinta tutta di bianco e con tre piccoli terrazzi.

In casa, posacenere, tavoli, piatti, bicchieri e vasi, tutti provenienti da Misterbianco, alle porte di Catania.
per gentile concessione di Bompiani e del giornale lasicilia.

Oggi sarebbe stato il 70esimo compleanno di Lucio Dalla e invece si ricorda il primo anniversario della morte dell’artista boognese. E sarà Rai1 in prima serata a ricordarlo con un spettacolo in diretta da piazza Maggiore a Bologna, titolo «4 Marzo», con ospiti tante star della musica italiana.

 

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