D’Alia apre agli otto punti di Bersani e si candida alla segreteria dell’Udc

<strong>D’Alia</strong> apre agli otto punti di Bersani e si candida alla segreteria dell’<strong>Udc</strong>

Last updated on Marzo 21st, 2013 at 08:45 am

Come nel passato, quando la Sicilia era un serbatoio elettorale fondamentale per la sua proiezione politica nazionale, anche in tempi di magra di consensi l’Udc siciliana conferma la sua vocazione sperimentale o di suggerimento per gli avvenimenti romani.

Gianpiero D’Alia
Gianpiero D’Alia

Ben ragione, in considerazione che da queste parti l’onda della sconfitta, sebbene pesante, ha risparmiato qualche pilastro.

Non a caso corra voce che D’Alia potrebbe essere il futuro segretario dell’Udc.

Talché, prendendo lo spunto del comitato regionale – il primo successivo alle elezioni del febbraio scorso – e partendo dalle macerie meno rovinose, è stato lui a dettare la linea da proiettare a livello nazionale.

Punto primo. Dice D’Alia: «Siamo preoccupati dell’ingovernabilità che si è creata in Italia, ancora di più in un momento economico così drammatico come fotografa l’ultimo declassamento del rating da parte dell’agenzia Fitch. Chi alle ultime politiche ha preso più voti ha la responsabilità di tentare di formare un governo che affronti la crisi e dia risposte ai cittadini, a cominciare dalle fasce più deboli».

Tradotto dal politichese, sembra che il segretario regionale dell’Udc, per quanto sia nei suoi poteri, voglia suggerire una sorta di via libera del suo partito al segretario del Pd, Bersani. Come dire che sceglie l’ipotesi di via del Nazareno piuttosto che quella del Quirinale per un governo di salute pubblica.

D’Alia detta anche la linea delle alleanze per l’imminente appuntamento elettorale: «In vista delle prossime amministrative ci confronteremo con i partiti che sostengono il governo regionale del presidente Crocetta. Abbiamo ritenuto utile chiedere un tavolo di confronto tra le forze di maggioranza alla Regione; e questo è il nostro punto di partenza in vista delle alleanze che faremo nei Comuni chiamati al voto. Certo, daremo autonomia alle organizzazioni locali del partito per valutare le diverse esigenze dei territori».
Anche in questo caso, fuori del politichese, l’Udc svolta a sinistra puntando all’alleanza con il Pd: in Sicilia trova sponda, appunto, nella coalizione che sostiene la giunta guidata da Crocetta.

Abolizione delle Province. Dopo un primo momento dialettico sulla riforma il cui disegno di legge, presentato dal governo Crocetta, era apparso lacunoso all’Udc, D’Alia trova soddisfacente il nuovo testo della giunta, anche perché prevede tempi più ragionevoli per una riforma che richiede approfondimenti indispensabli onde evitare pasticci. «L’Udc è soddisfatta per il cambio del ddl sulle Province da parte del governo regionale. Finalmente avremo una riforma organica e vera, senza limitarci a un semplice cambio del nome di questi enti. Il nostro partito non ha mai cambiato opinione sulle Province; infatti, in Parlamento abbiamo sempre votato a favore della loro cancellazione».

In merito, va ricordato che all’Ars si poneva e si pone l’opportunità o l’impossibilità di abbinare e far camminare di pari passo il rinvio delle elezioni provinciali motivandole col pronunciamento sulla riforma. Di qui il problema che, sorto in commissione Affari istituzionali, stava assumendo rilievo politico. Talché, la prossima settimana dovrebbe essere varato un disegno di legge che contestualmente stabilisca il rinvio di un anno delle elezioni provinciali, già stabilite per il prossimo mese di maggio, il commissariamento delle Province e l’accenno generico alla loro soppressione in attesa di approfondimento.

Abbastanza cauto, quanto realista, sulla esportabilità del modello Sicilia a livello nazionale, il presidente dell’Ars, Ardizzone conferma: «Non penso che il modello Sicilia sia esportabile, perché il presidente della Regione non necessità della fiducia del Parlamento, essendo eletto direttamente dal popolo. Se poi per “modello Sicilia” intendiamo leale collaborazione all’interno dell’Aula parlamentare per trovare maggioranze nell’interesse del popolo, questo sì». Cioè, convergenze su singoli provvedimenti. Cosa nettamente diversa dalla fiducia che il governo nazionale dovrà chiedere ai due rami del Parlamento. lasicilia

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