Le tasse vanno riscosse in Sicilia. Vicina intesa Stato-Regione

<strong>Le tasse vanno riscosse in Sicilia</strong>. Vicina intesa Stato-Regione

Definito il dl che consentirà alla Sicilia di utilizzare 600 milioni Fas relativi al biennio 2013-2014. Con l’articolo 37 dello Statuto speciale resterebbero in Sicilia tutte le tasse pagate dalle imprese con stabilimenti sul territorio ma sede legale altrove.

Dopo un braccio di ferro durato decenni, è vicino l’accordo tra Stato e Regione per l’attuazione dell’art. 37 dello Statuto speciale della Regione Siciliana, in base al quale spettano alla Sicilia le imposte pagate dalle imprese con stabilimenti nell’Isola, ma con sede legale al di là dello Stretto. «Una svolta storica», l’ha definita l’assessore all’Economia, Bianchi, impegnato a Roma nei tavoli aperti dopo l’incontro del presidente della Regione, Crocetta, il ministro dell’Economia, Grilli, e quello della Coesione territoriale, Barca.

statuto_siciliaTavoli sui quali tecnici ministeriali e regionali si stanno confrontando per consentire al governo regionale di raggiungere l’equilibrio di bilancio, altrimenti impossibile a causa del «buco» di un miliardo ereditato dal precedente governo ed a causa dei tagli ai trasferimenti previsti dai governi Berlusconi e Monti.

Martedì, tra l’altro, è stato definito il contenuto del dl che sarà approvato dal Cdm – insieme con quello per i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese – che dà la possibilità alla Regione di utilizzare circa 400 milioni del Fas nel 2013 e 200 milioni nel 2014 per finanziare il trasporto pubblico locale ed i collegamenti marittimi con le isole minori. Il decreto legge è necessario per cambiare destinazione alle risorse del Fas già deliberate dal Cipe. Analoga iniziativa è stata adottata per il Piemonte e la Campania.

Tornando all’attuazione dell’art. 37 dello Statuto speciale, è già stato predisposto un decreto che è già sul tavolo del presidente, Crocetta, per le sue valutazioni finali. Il gettito stimato per le casse regionali, secondo l’assessore Bianchi, si aggirerebbe intorno ai 70-80 milioni di euro. Una somma che non risolverà certamente i problemi di bilancio della Sicilia, anche perché le grandi industrie sono sempre meno e il commercio, a causa della crisi, ha subito un forte calo nei consumi. Cifra che potrà aumentare con la ripresa dell’economia. In ogni caso, si mette un punto fermo: lo Stato riconosce che queste imposte spettano alla Sicilia. E’ una vicenda che si trascina da anni: il principio fu sancito con la legge finanziaria del 2005, grazie ad un emendamento di Saverio Romano (allora Udc), ma al quale l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non volle dare mai attuazione.

Secondo l’accordo, per il primo anno ci sarà una sorta di compensazione tra le imposte, incassate dallo Stato ma che saranno girate alla Regione e i trasferimenti statali, in modo da non appesantire le casse romane, in una fase molto difficile per il bilancio pubblico.

 

Statuto della Regione Siciliana – ARTICOLO 37
1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
2. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.

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