È «fiero» di essere il figlio del “capo dei capi” della mafia Giuseppe Salvatore Riina, il quale si dice certo che il padre «non uscirà vivo dal carcere».

In un’intervista al “Corriere del Veneto”, Riina junior, racconta di come trascorre le sue giornate a Padova, città veneta dove dal 2012 è in regime di sorveglianza speciale (scadrà a fine anno), tra obbligo di firma e restrizioni varie. A Padova è stato mandato dopo aver scontato una condanna a 8 anni e dieci mesi per associazione mafiosa.
«Da quando sono a Padova – spiega -, mi sono spostato un’unica volta, autorizzato dal giudice, per andare a Palermo in occasione di un’udienza in tribunale».
Nella città euganea lavora nella comunità “Famiglie contro l’emarginazione e la droga”. Su cosa rappresenti per lui lo Stato italiano, “Salvuccio” risponde così: «Credo nello Stato italiano. Poi posso non condividere alcune delle leggi, ma l’importante è che le rispetto».
Sul cognome che porta, il figlio di Totò Riina dice: «Per me è un orgoglio chiamarmi Riina. È un cognome che mi è stato dato da due genitori capaci di insegnarmi tante cose: i valori, la morale. Io sono onorato di essere figlio di Totò Riina e Antonietta Bagarella».
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