La proposta della Fondazione Piccolo: medaglia d’oro alla Sicilia per vittime di mafia

La proposta della Fondazione Piccolo: <strong>medaglia d’oro alla Sicilia per vittime di mafia</strong>

La proposta della Fondazione Piccolo: assegnare alla Sicilia la medaglia d’oro per il grande tributo di sangue versato contro la mafia.

Domani appuntamento in sala gialla a Palazzo dei Normanni. Il 23 maggio la prima lampadina elettrica illuminerà Villa Piccolo.

Assegnare una medaglia d’oro alla Sicilia per il tributo di sangue versato da tantissimi onesti servitori dello Stato. È la proposta della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, che – per bocca del drammaturgo Aurelio Pes – chiederà al Capo dello Stato che la Sicilia venga riconosciuta vittima della mafia e le sia assegnata una medaglia al valore civile.

Aurelio Pes
Aurelio Pes

La proposta sarà ufficializzata domani, martedì 21 maggio, alle 10, nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, a Palermo, dove la Fondazione Famiglia Piccolo illustrerà l’iniziativa “Cultura è legalità: una luce per la Sicilia”. Interverranno, fra gli altri, Geraldina Piazza, giornalista e nipote del giudice Cesare Terranova, Aurelio Pes, drammaturgo, e il giornalista e scrittore Alberto Samonà.

Simbolico e, al contempo, dal forte significato anche il titolo dell’iniziativa: infatti, giovedì 23 maggio, alle 17.58 nella casa-museo di Villa Piccolo a Capo d’Orlando, verrà accesa al pubblico la prima lampadina elettrica (ancora perfettamente funzionante), inventata nel 1879 dall’americano Thomas Edison. Una piccola cerimonia, che nell’anniversario della strage di Capaci, vuole simbolicamente ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, degli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani e di tutti quelli che hanno perso la vita per combattere la criminalità mafiosa.

Nel corso dell’incontro alla Sala Gialla sarà mostrata la lampada elettrica di Thomas Edison e Geraldina Piazza leggerà l’originale della lettera autografa che il giudice Giovanni Falcone le scrisse l’11 febbraio del 1983, in merito all’uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa. Una lettera, che oggi apre ulteriori interrogativi su connivenze e responsabilità non ancora del tutto chiarite.

“Cultura e legalità – sottolineano dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella – non possono essere scisse. Chi oggi offende la cultura, siano essi politici, amministratori, burocrati o la stessa indifferenza, favorisce l’ignoranza che è il terreno su cui si fonda la criminalità. Per questo, crediamo che la cultura sia una possibilità concreta per combattere la mafia e onorare una terra che ha pagato un enorme tributo di sangue”.

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