Il fatturato di Cosa Nostra è “solo” di 1,8 miliardi l’anno

Il fatturato di <strong>Cosa Nostra</strong> è “solo” di 1,8 miliardi l’anno

Il business delle mafie – Il fatturato di Cosa Nostra è “solo” di 1,8 miliardi l’anno.
Bilanci: Camorra e ‘Ndrangheta più ricche. Il riutilizzo dei beni confiscati.

In Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, grazie ai fondi Pon sicurezza 2000-06 e 2007-13, sono stati riutilizzati 153 beni confiscati alla criminalità (83 nell’Isola). Il 77% è stato ristrutturato, il 22% è stato bonificato, e nel 2% si è costruito. Relativamente al Pon 2007-13, i beni sono stati utilizzati maggiormente per la protezione delle fasce deboli (41%), la riqualificazione urbana (17,9%) e l’informazione (17,9%).

I dati emergono dallo studio del consorzio Transcrime, finanziato dallo stesso Pon. «Le linee progettuali – spiega Emanuela Garroni, autorità di gestione del Pon – sono due: una studia come le mafie investono al momento nel nostro territorio; l’altra individua le nuove modalità di intervento sui beni confiscati attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari».

Il rapporto sugli investimenti delle mafie

«Lo Stato – afferma Alessandro Marangoni, vice capo della Polizia – ha la forza per affondare le mani nelle tasche dei mafiosi e per ridare i beni alla società civile».

In Italia ogni anno Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra corona unita guadagnano 10,6 miliardi di euro (0,7% del Pil) attraverso 9 tipi di attività illegale, dal traffico di esseri umani all’estorsione. Le fette maggiori spettano alla Camorra (35% dei ricavi, 3,7 miliardi) e ‘Ndrangheta (32%, 3,4 miliardi), mentre Cosa nostra si ferma a 1,8 miliardi, e le attività più praticate sono l’estorsione (44,6% dei profitti) e la droga (23,4%).

La criminalità organizzata investe nei territori d’appartenenza e in beni immobili (il 52% dei proventi), per controllare il territorio e acquisire prestigio e status sociale.

Delle 1742 aziende confiscate dal 1983, il 29,4% opera nel commercio, il 28,8% nelle costruzioni e nelle estrazioni (l’ambito preferito da Cosa nostra) e il 10,5% nel settore alberghiero-ristorativo. Sono imprese con bassa profittabilità e basso indebitamento bancario: il 46,7% è una Srl, e c’è un ampio utilizzo di familiari-prestanome e di scatole cinesi.
«Il nostro – commenta Filippo Bubbico, vice ministro all’Interno – è un ottimo apparato legislativo, che ha portato ad importanti risultati nel contrasto alle attività illecite. Dobbiamo imparare dagli errori del passato per costruire una capacità di risposta che possa seguire l’evoluzione dei fenomeni mafiosi».

«Speriamo – aggiunge Sonia Alfano, presidente Commissione Ue Crim – che entro l’anno sia approvata la direttiva europea sulla confisca».

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