Berlusconi: “Il Pd mi vuole in cella”

<strong>Berlusconi</strong>: “Il Pd mi vuole in cella”

Indecenti sono loro, mi vogliono in galera. Sono sempre i soliti comunisti. Questo è il ringraziamento per il mio senso di responsabilità: l’umore nero di Berlusconi, blindato ad Arcore, è aumentato a dismisura via via che da Roma giungevano i segnali di guerra del Pd che ha alzato le barricate chiudendo a qualsiasi soluzione per togliere il Cav dall’angolo.

No all’amnistia, no a temporeggiamenti in Giunta per le immunità sulla retroattività della legge Severino – è stata la sentenza emessa dal partito di Epifani che ha anche sferzato il Cav.

Napolitano_Berlusconi«Basta. Facciamola finita con i ripescaggi dell’idea di amnistia che il Pdl vuole solo per salvare Berlusconi: sta diventando una storia indecente», ha tuonato il responsabile dell’organizzazione, Zoggia, lasciando di stucco tutto il Pdl per il tono usato che – ha protestato Gasparri – «avvelena la vita democratica e incita all’odio e alla violenza».

Ormai è chiaro – si sarebbe sfogato Berlusconi -. Altro che preoccupazione per la tenuta del governo, quelli mi vogliono in galera… Il fatto è che i dem, di fronte all’ultimatum con sbocco elettorale lanciato da Berlusconi, hanno organizzato una controffensiva mettendo in conto anche il voto anticipato (e guarda caso, proprio ieri trapelavano le parole di D’Alema sulla formazione vincente che il Pd potrebbe mettere in campo, con Renzi attaccante nella veste di candidato premier). Tattica o strategia che sia, a questo punto l’ipotesi voto non appare più una minaccia, ma una concreta realtà: in questo modo, il Pd avrebbe spuntato l’arma brandita dal Cav.

Livido di rabbia, ma anche amareggiato, quasi sentendosi tradito – dicono fra i suoi quelli che più gli stanno vicono – Berlusconi ha convocato oggi all’ora di pranzo un vertice allargato ai ministri e ai sottosegretari. Nel Pdl dicono che sarebbe stato il segretario, Alfano, a spingere per un summit allargato ai “governativi” perché troppo stanco di fronteggiare quasi in solitudine l’assalto dei “falchi”.

Nonostante la crescente tensione nel Pdl e con il Pd, le “colombe” ministeriali del centrodestra nutrono, però, ancora qualche speranza sulla possibilità di allontanare la crisi e il voto. Sono convinti, infatti – riferiscono dal Pdl – che si possa scavallare la finestra elettorale d’autunno riuscendo a dilatare in Giunta al Senato i tempi (anche solo un mese sarebbe sufficiente) con la richiesta di un approfondimento sulla controversa legge Severino. Peraltro – è l’argomento forte delle “colombe” -, se in settimana il governo chiude sull’Imu sarebbe una sconfitta per i “falchi”. I quali continuano, però, ad affilare gli artigli e a tirare la corda.

Santanchè ha assicurato che Berlusconi non si piegherà e «farà campagna elettorale dal carcere». E se Napolitano «non trova una soluzione, il governo non durerà un minuto di più». Ecco perché, secondo la “pitonessa”, i ministri «si sarebbero già dovuti dimettere». Di qui, il cortocircuito che Lupi non ha neanche tentato di nascondere e ha risolto con un “ma anche”: «Il Pdl – ha detto – è leale al governo, ma anche al Cavaliere».

Berlusconi si aspetta che, anche senza il suo via libera, al momento opportuno la sua falange governativa e parlamentare si dimetta in massa. Telegrafico il commento del presidente del Consiglio, Letta, a margine della riunione di governo: ««La situazione è quella che è, ma il clima in Consiglio dei ministri era buono».

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