Missione salva-precari al via un tavolo tecnico per studiare soluzioni

<strong>Missione salva-precari</strong> al via un tavolo tecnico per studiare soluzioni

Intesa tra Crocetta e D’Alia: individuare nel dl P.a. le norme per stabilizzare i 20mila lavoratori siciliani.

Sarà un percorso ad ostacoli, ma il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il ministro della Pubblica amministrazione, Gianpiero D’Alia, ce la metteranno tutta per «salvare» i gli oltre 20mila precari della pubblica amministrazione siciliana.

Rosario Crocetta

Nel corso dell’incontro, avvenuto giovedì, tra Crocetta e D’Alia (era presente anche il segretario generale Patrizia Monterosso), è stato deciso di dare vita ad un tavolo tecnico per approfondire le norme del decreto sulla stabilizzazione dei precari varato, nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri.

L’obiettivo è quello, in sede di conversione del decreto legge, di introdurre apposite norme che consentano di valorizzare lo Statuto speciale della Regione. Nei decenni, però, l’Autonomia statutaria è stata utilizzata per creare migliaia di precari che ora si tenta di stabilizzare. Cosa non semplice, perché il decreto legge di D’Alia prevede una riserva del 50% per i precari che solo negli enti locali sono oltre 20mila. Un vero e proprio esercito che rischia di trasformarsi in una bomba sociale.

Il tavolo tecnico istituito da Crocetta e D’Alia, attorno al quale sedieranno i tecnici del ministero della Funzione pubblica e della Regione siciliana, sarà chiamato a trovare nelle pieghe della normativa nazionale gli appigli per salvare «capre e cavoli». Intanto, bisogna fare i conti con i Comuni che hanno l’obbligo di rispettare il Patto di stabilità.

«Purtroppo in Sicilia – ha detto il presidente Crocetta – c’è stata una pessima applicazione della legge Prodi che consentiva ai Comuni di stabilizzare i precari e, invece, non l’hanno fatto. Il decreto legge di D’Alia, in ogni caso, introduce delle proroghe per consentire alla pubblica amministrazione di fare le piante organiche e cominciare a mettere i conti in ordine. Ed ancora, vista la specificità siciliana, si può ricorrere ad assunzioni part-time, considerato che i costi, intanto, continueranno ad essere a carico della Regione. Mi metterò subito in contatto con i segretari di Cgil, Cisl e Uil: Pagliaro, Bernava e Barone per programmare un incontro per la prossima settimana, prima del nuovo vertice che si terrà a Roma. Possiamo aiutare i comuni, ma a condizione che predispongano un piano di rientro del deficit. Ovviamente, deve essere fatto tutto in tempi brevi».

Per il presidente della Regione, il tavolo tecnico è il miglior viatico per cercare di trovare, insieme con il ministro della Pubblica amministrazione, le soluzioni migliori per il bacino del precariato siciliano che potrebbe comprendere anche i lavoratori a tempo determinato delle società partecipate della Regione. Ciò, peraltro, renderebbe più agevole la liquidazione di quelle società che si sono rivelate solo fonti di spreco.

Per il segretario della Cisl-Sicilia, Maurizio Bernava, «siamo di fronte ad un problema drammatico, accresciuto negli anni in modo irresponsabile. Ha fatto bene Crocetta ad avviare il tavolo tecnico, ma per ottenere una proroga sono necessari progetti pluriennali ed eliminare gli sprechi degli enti locali. Come sindacato, siamo pronti ad intraprendere strade nuove e coraggiose, perché nessuna legge nazionale può risolvere il problema siciliano, senza il nostro sostanziale contributo».

Secondo il capogruppo del Pdl, Nino D’Asero, «occorre avere le idee chiare per definire un percorso di stabilizzazione che deve concludersi entro 5 al massimo 7 anni. Bisogna favorire la stabilizzazione produttiva di questi soggetti, prevedendo piani di fuoriuscita e servizi utili per la collettività».

Per Lino Leanza, leader di «Articolo 4», bisogna approfittare dell’occasione per chiudere una vicenda che dura da 25 anni. «Nella pubblica amministrazione siciliana – ha aggiunto – non si svolgono concorsi dal 1990 e, dunque, non è mai stato sostituito il personale andato in pensione. I precari sono pagati al 90% dalla Regione e per il 10% dai Comuni che li impiegano, e hanno un’anzianità di 25 anni».

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