Nel nuovo Pd di Renzi in Sicilia cambierà tutto

Nel nuovo <strong>Pd di Renzi</strong> in Sicilia cambierà tutto

Molti di loro vent’anni fa non erano nemmeno nati. Altri erano talmente piccoli da non ricordare la discesa in campo di quel signore con la calza sull’obiettivo della telecamera.

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La convention regionale di FutureDem a Aatania. Foto Orietta Scardino.

Ma magari hanno vaghi ricordi pallonari, tanto da essere confusi «fra la Nazionale di Baggio che va ai Mondiali in America e quella di Balotelli che andrà in Brasile: c’è sempre Berlusconi».

Confusi, ma risoluti. Perché «adoriamo i classici, ma odiamo i sequel: Rambo 3, Lo Squalo 5, Silvio 20… E non ci interessa più demonizzare il nemico: Matteo Renzi spazzerà via anche questo tic del Pd, che ci ha condannati alla sconfitta».

Eccola, la Leopolda generation: gli under 30 di Renzi. Domenica mattina i giovani siciliani di FutureDem si sono incontrati a Catania. Ma erano davvero in pochi. Qualche decina. Compresi molti (molto) “over”, suddivisi fra chi ha ritrovato l’entusiasmo per la politica e chi vuol salvare il proprio posto al sole.

Pochi, questi giovani renziani accusati di “fighettismo”, fasciati da cachemirini e Hogan, ma con gli occhi sognanti. Il leader regionale Giulio Seminara, tira le orecchie agli assenti: «La prossima volta dovremmo essere di più, dovranno esserci più giovani. Nell’assumerci le nostre responsabilità ci sta anche non far troppo tardi il sabato sera, se la domenica abbiamo un impegno importante».

Ma cosa significa essere renziano di sinistra?

Giorgio Castro, studente all’ultimo anno del “Cutelli” di Catania, ha già fatto un’esperienza negli Usa, in Michigan. «Ma voglio restare nella mia terra, per cambiarla». Rottama con un sorriso le battaglie sessantottine per il “diciotto politico” con «una sinistra progressista che deve premiare i migliori».

Hanno le idee chiare, questi ragazzi. Anche se tanto smart da sembrare un veltronismo in 140 caratteri. Immaginiamo Nanni Moretti guardare ognuno di loro implorando «di’ qualcosa di sinistra». Vogliono «esorcizzare i riti masochistici e quasi satanisti del Pd». Dove i giovani «non devono montare gazebo e spillare birra», ma essere «una nuova generazione al comando».

Cittadinanza ai bimbi stranieri nati in Italia, par condicio alle coppie gay, chi non paga le tasse non è un furbo ma un evasore da punire severamente.
Ascoltano in religioso silenzio, i Renzi-boys, la «lezione del dottor Lo Bello».

Ivan, vicepresidente nazionale di Confindustria, qui sembra lo zio che ti affascina la domenica nel salotto di famiglia. «Le fratture generazionali sono sempre state opportunità», li incita. Per poi provocarli sul «parricidio, come categoria storica per eccellenza». Inforcando «il codice di Confindustria, che ho voluto proprio io, e che impedisce di avere cariche politiche», per smentire chi lo dà ministro in pectore di un futuribile ma probabile governo Renzi.

E si riscaldano, i fratellini di Matteo, anche con Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, in sciopero della fame (scioltosi poi in un porchetta-party) contro il Porcellum, quando parla «della proposta di Matteo di riformare la legge elettorale per scegliere il sindaco d’Italia».

Tra i big in platea il parlamentare nazionale Giovanni Burtone (in ascesa nel “borsino” congressuale) e Gianfranco Vullo, deputato regionale del Pd, arrivato alla convention con un’ammiratissima bici elettrica.

Il sindaco Marco Zambuto (già giovane Dc, ex Pdl, ex Udc), viene accolto con freddezza come «un amico recente». Ma questo non è un problema, se per Davide Faraone, deputato regionale e renziano «del primo quarto d’ora», «dopo l’8 dicembre sarà tutto diverso».

Anche in Sicilia, ammette e promette, dove Renzi ha un discorso aperto con Rosario Crocetta. Che tace sul suo voto alle primarie. «Gli uomini più vicini al governatore lo stanno pressando affinché prenda una posizione», rivela il sindaco di Paternò, Mauro Mangano, candidato “congelato” alla segreteria etnea del Pd: «Ma Crocetta deve capire che fra poco il Pd sarà un’altra cosa e i suoi interlocutori non saranno più soltanto Lumia, Cracolici e Lupo».

Già perché i renziani («sentinelle della rivoluzione di Crocetta», ripete Faraone) pregustano già il nuovo scenario. Vade retro Mirello Crisafulli, «che a Enna era segretario del Pci quando c’era la tv in bianco e nero, e oggi è segretario del Pd nell’era di twitter».

Ma con Saro il dialogo è più che aperto. Un’Opa dei renziani di Sicilia sul governo regionale? «Non chiediamo posti», precisa Faraone, ma è chiaro che «nel Pd di Renzi le cose cambieranno». E Crocetta questo lo sa già.

@MarioBarresi

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