Rispuntano le Province? L’Udc sorpresa “Sarebbe una solenne presa in giro”

<strong>Rispuntano le Province?</strong> L’Udc sorpresa “Sarebbe una solenne presa in giro”

«La proposta di legge, approdata in prima commissione dell’Ars e che ristabilisce le Province, per l’Udc è una grande sorpresa; non ne sapevamo nulla. Si tratta di una iniziativa di Antonello Cracolici, mai concordata con l’assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, né con il partito».

Nicola D'Agostino
Nicola D’Agostino

Il deputato dell’Udc, Nicola D’Agostino, sembra rispondere indirettamente al capogruppo di “Articolo 4”, Luca Sammartino (ex Udc), che aveva definito «singolare che Giovanni Pistorio, vestiti i panni di capo della segreteria tecnica dell’assessore regionale agli Enti locali, Patrizia Valenti, e indossati quelli di segretario dell’Udc, critichi un disegno di legge che egli stesso avrebbe dovuto quantomeno conoscere in fase di predisposizione».

Ma D’Agostino va al di là della polemica, per entrare nel cuore del problema: «Considerato che, ad oggi, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha sempre parlato di abolizione delle Province, non possiamo credere che adesso abbia cambiato idea». Ed aggiunge: «Qualsiasi altra idea diversa dalla reale soppressione delle Province, avrebbe il sapore di una solenne presa in giro perpetrata a danno dei siciliani. L’Udc rimane convinta che si debba andare verso l’abolizione secca dell’ente intermedio. I Liberi consorzi di Comuni, così concepiti, non solo non sono liberi, ma sono l’esatta riproposizione delle Province attuali: stessi confini, stesse competenze, stesso personale».

A questo punto D’Agostino si chiede: «Cosa cambierebbe? Nulla. Anzi, si confermerebbe la solita ipocrisia della politica siciliana. I Comuni devono invece avere la libertà di potersi unire in liberi consorzi, come proposto dall’assessore Valenti, per fare valere le peculiari ragioni del proprio territorio».

Coincide con il ragionamento dell’esponente dell’Udc quello del segretario generale della Cgil, Michele Pagliaro. «Sulla riforma delle Province – sostiene Pagliaro – ci sono in primo luogo due questioni fondamentali di cui tenere conto: che non si può tornare indietro sui costi della politica; che la riforma va programmata per fasi di attuazione successive e credibili». Per Pagliaro, è «del tutto prevedibile il dibattito acceso che si sta verificando tra le forze politiche in prossimità della scadenza del 31 dicembre, con ben 18 disegni di legge presentati».

Considerazioni più approfondite, Pagliaro si riserva di farle davanti alla commissione Affari sitituzionali dell’Ars alla quale ha chiesto un’audizione: «La riforma deve contenere un massiccio trasferimento di competenze dalla Regione. E’, ad esempio, inconcepibile che le autorizzazioni per avviare scuole guida o pompe di benzina debbano essere rilasciate dalla Regione e che mandati di 500 euro a singoli individui debbano essere firmati dall’assessore competente».

Per la Cgil, inoltre, è necessario un approfondimento della situazione finanziaria delle nove Province che fino al 2011 registrano debiti, tra mutui, residui passivi e debiti fuori bilancio per circa 2 miliardi di euro.
L. M.

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