L’aglio rosso di Nubia si coltiva anche altrove

L’aglio rosso di Nubia si coltiva anche altrove

Il prodotto non ha una denominazione di origine protetta.

Il rinomato aglio rosso di Nubia si può coltivare anche altrove. Il prodotto, infatti, non ha ancora una denominazione di origine protetta e, così, chiunque al momento può coltivarlo dove vuole per poi immetterlo sul mercato.

presidio_slow_food_aglio_rosso_di_nubiaTuttavia, per valorizzarlo e tutelare quanti seguono un preciso disciplinare per la sua produzione, il Comune, la Camera di Commercio e la Regione hanno avviato l’iter per giungere al suo riconoscimento da parte dell’Unione europea come Igp (Indicazione geografica protetta). Chi già 12 anni fa ha saputo, con lungimiranza, individuare l’aglio rosso di Nubia come prodotto di qualità facendolo diventare proprio presidio è stato Slow food.

«Tra i nostri obiettivi – afferma Franco Saccà, responsabile della condotta Slow food di Trapani – vi era quello di consentire ai produttori dell’aglio rosso di Nubia, unico per le sue qualità, di mettersi insieme e di formare un consorzio. In questo modo anche il prezzo di vendita poteva essere maggiormente remunerativo per loro. Attualmente i rivenditori acquistano a prezzi bassi rispetto al reale lavoro svolto dagli agricoltori dal momento della semina sino a quello della raccolta. Slow food ha il merito di avere per primo consentito la realizzazione di un disciplinare di produzione al quale hanno aderito alcuni produttori che garantiscono la provenienza e la qualità di questo aglio il cui sapore è particolarmente intenso, grazie al suo contenuto di allicina che è superiore alla media».

L’area di produzione comprende il territorio di Paceco, parte di quelli di Trapani, Erice, Valderice, Buseto Palizzolo e la zona settentrionale di Marsala e Salemi. L’aglio si semina tra i mesi di novembre e dicembre in terreni scuri e argillosi e in rotazione con il melone, le fave e il grano duro. Il raccolto viene effettuato tra i mesi di maggio e giugno e solitamente la mattina presto oppure la sera in quanto l’umidità ammorbidisce le foglie consentendo il caratteristico intreccio dei bulbi. Segue la fase dell’essiccazione che ne consente l’utilizzo durante tutto l’arco dell’anno nella preparazione di piatti tipicamente siciliani e trapanesi in particolare come il pesto alla trapanese e il cuscus di pesce.

Margherita Leggio La Sicilia
Fonte foto: http://slowfoodsciacca.it/

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