Città metropolitane e Province, è già polemica

Città metropolitane e Province, è già polemica

La riforma in aula martedì; Fi accusa: «per un solo ddl ben 4 testi»

Incardinato all’Ars il ddl sulle città metropolitane e i liberi consorzi tra comuni. Data per letta la relazione del presidente della commissione Affari Istituzionali Antonello Cracolici (Pd), la discussione generale si svolgerà martedì della prossima settimana.

politica_rosario_crocettaIn effetti i disegni di legge varati dalla commissione sono quattro: «Istituzione dei liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane»; «Norme transitorie in materia di proroga delle gestioni commissariali provinciali»; 3) «Inelegibilità ed incompatibilità degli amministratori dei liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane»; 4) Disposizioni per la riqualificazione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata».

Un pò di confusione. E peraltro va rilevato che col secondo ddl sulle norme transitorie per la proroga alla gestione commissariale, sembra avere tutto il sapore di prevenire l’impossibilità che entro il 15 febbraio non si riuscirà a varare la riforma. Una proroga che dovrebbe proiettarsi al 31 ottobre dell’anno in corso. Ed ove si dovesse pervenire al referendum sulla elezione di primo grado dei presidenti dei Consorzi, mentre il ddl della commissione prevede il voto di secondo grado peraltro, la gestione commissariale si allungherebbe fino al febbraio 2015.

A questo proposito, Marco Falcone che accusa il governo Crocetta di stato «confusionale», rileva: «Sulla legge di riforma delle province, paradossalmente si arriva in Aula non con un solo disegno di legge, ma con ben quattro testi, segno evidente di un profondo smarrimento e di imbarazzante incertezza. Purtroppo, ancora una volta, non possiamo non constatare che ad una situazione di incapacità si aggiunge ora quella di sbandamento politico, Crocetta farebbe bene a riflettere un po’ meglio sugli obiettivi strategici del suo governo, ma anche sulla maggioranza che lo sostiene».

Botta e risposta tra Nino D’Asero (Ncd) e il governatore Rosario Crocetta, a proposito del richiamo del ministro Saccomani alla Regione per non avere recepito il decreto sul pagamento dei crediti alle imprese. Il capogruppo del Ncd esclama: «Tanto tuonò che piovve! E arriva l’umiliante strigliata, che promette ripercussioni non indifferenti, da parte del governo nazionale sulla Regione».

Ed aggiunge: «Le leggi di aiuto alle imprese che rimangono ancor lettera morta e quelle non ancora approvate gridano vendetta. Se ai mancati pagamenti, che hanno causato la procedura di infrazione dell’Ue nei confronti dell’Italia, si accostano i mancati aiuti alla spina dorsale dell’economia isolana, le piccole e medie imprese, il quadro intero che contempliamo è veramente spaventoso. L’immobilismo la fa da padrone e le imprese rischiano il tracollo con tutte le conseguenze immaginabili. Così non facendo, lo sviluppo è un sogno ma il futuro potrebbe essere un incubo».

Il governatore ribatte. «Le dichiarazioni dell’onorevole D’Asero sono veramente paradossali. È infatti dall’estate scorsa che il Governo insiste sull’urgenza di far esitare la legge all’Ars. Anche stamane (ieri per chi legge, ndr) nella conferenza dei capigruppo, ne ho riproposto l’urgenza e la priorità. Tra l’altro il decreto legge sui pagamenti faceva parte della manovra finanziaria approvata in Aula e, in quella circostanza, le opposizioni hanno chiesto al Governo di stralciare tale legge per rinviarla ad altro momento. Trovo veramente assurdo che le responsabilità dell’opposizione dell’Ars, vengano addossate al governo o addirittura al Presidente della Regione».
G. C. La Sicilia

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