Regione, riforma delle Province. Ok ai Liberi consorzi ma col solito “siluro” verso il governatore

Regione, riforma delle Province. Ok ai Liberi consorzi ma col solito “siluro” verso il governatore

L’Ars alza a 180mila la soglia del numero di abitanti per istituire i nuovi enti, escludendo in pratica Gela.

Un altro passo avanti del ddl di riforma delle Province, con l’approvazione a scrutinio segreto dell’art. 2, con 55 sì e 22 no, che disciplina l’adesione ad altro Libero consorzio di comuni entro sei mesi dalla data di entrata in vigore delle legge istitutiva dei liberi Consorzi.

Rosario Crocetta
Rosario Crocetta

Lo spostamento potrà avvenire con delibera dei consigli comunali, a maggioranza di due terzi, i quali potranno stabilire di costituire un nuovo Libero consorzio, purché sia rispettato il limite minimo dei 180mila abitanti. Come prevede un emendamento del M5s, la delibera del consiglio comunale sarà sottoposta a referendum confermativo.

La seduta nel suo complesso è stata più serena della sera precedente, anche se non è mancato il solito colpetto di scena che ha messo ko il governo sulla soglia dei 180mila abitanti anzicché 150.000 per la formazione di un nuovo Consorzio. L’emendamento inizialmente a firma di Alloro (Pd), ritirato è stato fatto proprio dall’opposizione. Col parere contrario del governo, a scrutinio segreto è passato con 46 sì e 29 no.

Tutto ciò potrebbe sembrare un fatto di scarso rilievo, così è dal punto di vista tecnico, ma ha valenza politica se è vera la lettura del retropensiero secondo cui sarebbe stato un siluro per evitare la nascita del consorzio di Gela. Leggi: destinario Crocetta.

Onde evitare conseguenze nei rapporti Pd-Crocetta, il capogruppo Gucciardi ha preso le distanze: «Il Pd aveva ritirato quell’emendamento, l’opposizione lo ha fatto proprio ed è stato approvato poi come norma presentata dalle opposizioni e non dai deputati del Pd».

In qualità di presidente della Commissione Affari Istituzionali, Cracolici ha presentato un emendamento secondo cui, se i comuni nei prossimi sei mesi decidono di costituire un libero consorzio, in ogni caso non si può far ridurre il numero di abitanti minimo stabilito per fare liberi consorzi: «Con una norma del genere penso si risponda al dubbio di costituzionalità e sul parametro demografico per tutti i liberi consorzi. L’Aula è sovrana, ma sappiano i colleghi a che cosa andiamo incontro».

La prossima settimana si riprenderà con l’esame dell’art. 3; l’appuntamento più atteso è con l’art. 7, che riguarda l’istituzione delle città metropolitane, per cui già c’è stato uno specifico voto negativo sull’art. 1. Come ha detto il presidente dell’Ars Ardizzone, il problema non è tecnico, ma politico.

Per il capogruppo del Ncd D’Asero ora l’appuntamento più difficile riguarda il sistema elettorale: «Sul voto diretto andremo fino in fondo».

Alice Anselmo (Udc): «Ho serie perplessità sull’introduzione del referendum confermativo che rischia di bloccare il processo di costituzione dei liberi consorzi. Spero che l’Aula mostri un atteggiamento diverso in occasione della discussione dell’articolo 7 sulle città metropolitane, che non si metta rischio la possibilità per questi enti di essere subito destinatari di fondi comunitari».

Ad inizio della seduta, il presidente dell’Ars Ardizzone, a commento del noto documento redatto dalla Conferenza episcopale siciliana, ha dichiarato: «Sono gratificato per l’apprezzamento che la Conferenza episcopale siciliana ha fatto al Parlamento regionale per i provvedimenti attuati in ordine al contenimento dei costi della politica. Ritengo che non bisogna assolutamente sottovalutare o, peggio ancora, ignorare l’allarme lanciato dai vescovi siciliani sulla situazione economica, sociale e politica della nostra Regione».

«Per superare l’attuale fase di congiuntura sono necessarie scelte coraggiose, ma soprattutto condivise non solo all’interno del palazzo. Per questo, nei prossimi giorni mi incontrerò con il cardinale di Palermo, Paolo Romeo, per continuare il dialogo già avviato sugli ulteriori spunti di riflessione e approfondimento che provengono dal documento della Cesi».

Giovanni Ciancimino LaSicilia

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