Spese pazze all’Ars, Cracolici condannato a pagare 346 mila euro

Spese pazze all’Ars, Cracolici condannato a pagare 346 mila euro

La Corte dei Conti emette un’altra sentenza di condanna nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” dell’Ars della scorsa legislatura.

La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti presieduta da Luciana Savagnone ha condannato Antonello Cracolici, ex capogruppo del Pd all’Ars, a risarcire la Regione 346 mila euro. La sentenza della magistratura contabile segue quelle a carico di Bufardeci, Musotto, Leontini, De Luca, Maira e Fiorenza. La richiesta della procura era superiore a 400 mila euro.

L’esponente politico si dice “turbato per la sentenza e fiducioso nell’appello”. “E’ stata depositata la sentenza della Corte dei Conti che riguarda il gruppo parlamentare del Partito Democratico all’Ars nella scorsa legislatura – spiega Cracolici -. Nella qualità di capogruppo sono stato condannato per spese pari a 346.317 euro, circa 200 mila in meno rispetto alla cifra inizialmente contestata. Sono turbato per questo giudizio che arriva dopo la richiesta di archiviazione in sede penale e per le cui contestazioni il gruppo parlamentare del PD ha fornito ogni minuziosa attestazione relativa alle spese sostenute, producendo il tutto in giudizio”.

“Ribadisco – aggiunge – di essere convinto di aver sempre gestito le risorse del gruppo Pd in maniera corretta al punto da lasciare, alla fine della scorsa legislatura, un avanzo nei conti del gruppo di circa 800 mila euro: cosa che non era mai accaduta in precedenza”.

“Voglio sottolineare un altro aspetto che considero importante: non mi si accusa di aver messo ‘un solo euro in tasca’ né di non aver spiegato come è stato speso ogni singolo euro – sottolinea Cracolici -. Si è voluta addebitare la responsabilità al rappresentante del gruppo parlamentare non per spese sostenute nell’interesse personale ma per una ‘interpretazione postuma’ sulla coerenza delle spese sostenute dal Pd all’Ars rispetto alle finalità istituzionali dei gruppi parlamentari. Tra queste, ad esempio, il costo di sondaggi per valutare l’attività del gruppo tra i cittadini, piccole spese sostenute in occasione della campagna referendaria sull’acqua pubblica e sul nucleare, il costo del buono pasto riconosciuto ai dipendenti del gruppo, il costo delle spese legali per intervenire nel procedimento che avrebbe fatto interrompere la legislatura e quindi cancellato l’esistenza del gruppo, il costo di acquisti di pubblicazioni e promozione delle leggi fatte approvare all’Ars, le spese di rappresentanza sostenute da decenni e che improvvisamente costituiscono ‘spesa impropria’, compresi i biglietti di auguri natalizi a firma del capogruppo. Sono un uomo pubblico e rispettoso delle istituzioni e come tale ho rispetto totale della magistratura. La mia fiducia rimane intatta anche in presenza di una sentenza che non condivido ma che sono fiducioso sarà profondamente riformata in sede di appello, che produrrò ai sensi di legge”, conclude.

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