Stipendi d’oro, stop pre-elettorale

Stipendi d’oro, stop pre-elettorale

Più che la polemica e le dimissioni potè il timore di una sconfitta elettorale. Perché alla fine, dopo l’addio di Vincenzo Figuccia alla giunta e la sconfessione aperta di Nello Musumeci, è lo spettro del voto di marzo a far cedere Gianfranco Micciché sugli stipendi d’oro: il tetto ai compensi dei dipendenti dell’Ars, che da lunedì viene meno, finirà al centro di una nuova trattativa fra Assemblea regionale e sindacati, affidata al presidente dei deputati questori Giorgio Assenza.

Al parlamentare di Diventerà Bellissima il Consiglio di presidenza ha assegnato il mandato di trattare per «arrivare entro 60 giorni a un accordo che possa ripristinare il tetto di 240 mila euro o, quantomeno, introdurre dei limiti alle indennità previste prima della riduzione».

È la retromarcia, la resa. Che Micciché annuncia con una battuta a Giancarlo Cancelleri: «Non vi lascerò condurre la campagna elettorale su questo tema», dice al leader grillino che in queste ore aveva cavalcato la polemica. In Consiglio di presidenza, del resto, la situazione era al limite: alla riunione erano assenti l’altro forzista Alfio Papale, Giovanni Bulla dell’Udc e il dem Nello Dipasquale, e dunque i numeri erano risicati, 3 grillini contro 3 esponenti del centrodestra.

Certo, in caso di parità il voto di Micciché vale doppio, ma negli scorsi giorni Assenza aveva già aperto alla possibilità di introdurre un tetto. Così si arriva alla mediazione: una trattativa con il mandato di ripristinare il limite, ma nel frattempo via libera da lunedì agli aumenti provvisori. «Non si poteva ottenere di più», ammetteranno alla fine i grillini, che pure avevano chiesto che la discussione durasse un mese anziché due.

Nel frattempo, però, il Movimento 5 Stelle si prepara a rilanciare: nella discussione entra la proposta di sganciare il contratto dei commessi dell’Ars da quello dei dipendenti del Senato, puntando a un accordo migliore per il Parlamento regionale. «L’obiettivo — dirà nel pomeriggio Assenza — è arrivare a un risultato soddisfacente per tutti».

In mattinata, del resto, in clima nella maggioranza si era surriscaldato. Salutando i giornalisti per il tradizionale commiato di fine anno, Musumeci aveva infatti pronunciato una frase che suonava come un’aperta sconfessione della linea Micciché: «In questa fase — aveva detto il presidente della Regione — dobbiamo avere grande responsabilità. Quelli dell’Ars sono stipendi già dignitosi: non devono essere aumentati. Questo è il pensiero di tutta la giunta». Una presa di posizione che, con la retromarcia di Miccichè, complica la partita per la sostituzione di Figuccia: l’Udc pensava a un tecnico per una delega comunque considerata rognosa, ma a questo punto tutto diventa più complesso. «Miccichè gli ha dato di fatto ragione – osserva un big della maggioranza – adesso non possiamo fare di Figuccia un martire». Servirà tempo.

fonte: repubblica.it

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