Giornata mondiale dell’ambiente. Carlo Petrini: “Rigeneriamo i nostri pensieri sull’economia e l’ecologia”

Giornata mondiale dell’ambiente. Carlo Petrini: “Rigeneriamo i nostri pensieri sull’economia e l’ecologia”

Con la Giornata mondiale dell’ambiente di oggi prende il via la decade del­le Nazioni Unite per il ripristino degli ecosiste­mi.

Ci stiamo forse rendendo conto che fino a questo mo­mento ci siamo comportati co­me se avessimo le mani buca­te?

Per cinquant’anni l’umani­tà ha abusato delle risorse del pianeta, spendendo molto più di quanto dispone nel proprio salvadanaio ecologico. Solo in Italia, per soddisfare i nostri sti­ li di vita, è come se utilizzassi­mo annualmente l’equivalen­te di 2,7 Terre.

Questo cosa si­gnifica?

Che non diamo alla na­tura il tempo fisiologico di rige­nerarsi, che la sfruttiamo tra­ scurando il debito ecologico che accumuliamo. I dati scientifici riportano che il 75 per cento della superfi­cie planetaria ha subito altera zioni profonde, a cui sono lega­ti i primi segni di cedimento che negli ultimi anni stiamo no­tando con maggiore frequen­za.

La pandemia da Covid-19 è senza dubbio l’indicatore più forte. Non dimentichiamoci però degli incendi in Amazzonia, connessi sì al clima sem­pre più caldo, ma resi ancora più distruttivi dalla deforesta­zione illegale. O le piogge tor­renziali che colpiscono il no­stro Paese, sempre più accom­pagnate da frane dovute al dis­sesto idrogeologico, o esondazioni date dalla modifica del corso natu­rale dei fiumi e dall’indif­ferenza per le condizio­ni degli argini.

E poi il mare, scrigno di ricchez­za e biodiversità e regolatore essenziale del cli­ma (le praterie di Posidonia co­stituiscono uno dei maggiori dissipatori di CO2).

Ora più che mai, le conoscen­ze di cui disponiamo e i progressi tecnologici, ci per­ mettono di comprende­re la natura e di ascoltare i suoi segnali, ma manca ancora qualcosa. Un anti­co proverbio arabo reci­ta che puoi condurre un cammello alla fonte, ma non puoi costringerlo a bere. In assenza di volontà che scaturisce dalla comprensione che di un cambiamento c’è bi­sogno, anche il più avanzato degli strumenti o dei programmi sarà destinato a fallire. E così che le azioni volte a ripristi­nare i nostri ecosistemi avran­no successo solo se saranno ac­compagnate da un cambio di paradigma e da una nuova con­cezione della relazione di mu­tui benefici fra economia ed ecologia. D’altronde l’econo­mia è quella disciplina che orienta il modo in cui governia­mo la nostra casa.

Così anche per la Terra: se non è guidata da un approccio ecologico, la sua amministrazione non por­terà benefici per nessuno. Per decenni, annebbiati dal guada­gno immediato, abbiamo per­ seguito l’utopia della crescita infinita in un mondo dalle ri­sorse finite, noncuranti delle conseguenze. Ed è questo il punto su cui insistere per attua­re la necessaria rigenerazione dei nostri pensieri, a partire dalla consapevolezza che tut­to è interconnesso, che le per­sone possono essere in salute solo se lo è anche il pianeta.

Ri­pristinare i nostri ecosistemi corrisponde a fortificare le fon­damenta della nostra sopravvi­venza, rendendoci meno espo­sti alle intemperie che il futuro ci riserverà. Dobbiamo accogliere que­sta verità, interiorizzarla e far­ ne la stella polare che orienta le nostre azioni. Solo così portere­mo a compimento la transizione ecologica del nostro sistema sociale ed economico.

Carlo Petrini

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