Senza parole. Defaillance della memoria un cruccio per gli over 60

<strong>Senza parole</strong>. Defaillance della memoria un cruccio per gli over 60

Last updated on Ottobre 3rd, 2012 at 08:43 am

Terza età

All’improvviso, nel bel mezzo di un discorso o di una conversazione ecco la dimenticanza di questo o di quel nome (soprattutto del proprio), o di un riferimento sia pure banale. E più tenti di ricordare più annaspi nella mente: senza successo.

Questo tipo di defaillance colpisce spesso l’ultrasessantenne con tutto l’imbarazzo e le frustrazioni che ne derivano. Ma quel che inquieta è l’escalation del fenomeno e la sua diffusione anche tra coloro che proprio anziani non sono ancora. Alzheimer? No: è una patologia a sé stante e drammatica. Gli specialisti vedono nel fenomeno un “esaurimento dei magazzini della memoria” paragonabile per certi versi a quello dell’hard disk di un computer.

Come afferma il prof. Eugenio Aguglia ordinario di Psichiatria all’unità operativa dell’Università di Catania “si possono distinguere tre diversi tipi di magazzini: quelli sensoriali (capaci di acquisire un numero elevato di informazioni, che vengono però velocemente perdute, a esclusione di quelle che passano nella memoria a breve termine); la memoria a breve termine (che presenta una capacità molto limitata e mantiene l’informazione per pochi secondi); e la memoria a lungo termine (con una capacità molto ampia, riesce a mantenere le informazioni per l’intero arco della vita). Il passaggio dalla memoria a breve a quella a lungo termine è favorito dalla motivazione, dall’attenzione e dall’impatto emotivo dell’evento”.

Fino a che punto ci si può preoccupare di tali dimenticanze “spicciole?
In realtà, dimenticare è essenziale per l’equilibrio della nostra vita cognitiva, in quanto impedisce alla memoria di diventare un “magazzino saturo”. Gran parte delle conoscenze di cui disponiamo viene celata in modo inconscio nella nostra mente, per cui la “dimenticanza” non va sempre associata a un vuoto. Tipico fenomeno della dimenticanza è l’oblio che corrisponde alla perdita di informazioni nel sistema della memoria. Tra i fattori che favoriscono l’oblio troviamo: il tempo, la precisione con cui l’informazione è stata memorizzata, l’esperienza durante il periodo di ritenzione e infine il contesto in cui essa viene recuperata. Un ruolo fondamentale è giocato dalla distrazione e dai fattori emotivi (più un evento è emozionalmente denso, più sarà ricordato con facilità ad eccezione degli eventi traumatici che vengono rimossi). Altra causa di oblio sono le interferenze che possono scaturire dal materiale da apprendere oppure da attività realizzate prima (interferenza proattiva) o dopo (interferenza retroattiva).

Perché tutto ciò è correlato con l’età?
“Con l’avanzare dell’età si verifica la fisiologica riduzione di alcune funzioni cognitive e in particolare la memoria subisce un rallentamento sebbene intelligenza, competenze linguistiche, competenze visuo-spaziali, siano conservate. Alcuni accorgimenti possono risultare efficaci nel proteggere la nostra memoria. Lo svolgere attività mentali stimolanti, il controllo dello stress e non ultimo il condurre uno stile di vita salutare sono risultati efficaci”.

Oggi abbiamo forse troppe cose da ricordare, compresi i termini che si riferiscono alla tecnologia che impera?
“Indubbiamente. Infatti, se è vero che l’uso di pc, internet, agende e calcolatori elettronici, è diventato fondamentale nello svolgimento di gran parte delle nostre attività quotidiane, ciò determina vantaggi e svantaggi. Se da un lato una enorme quantità di dati è a disposizione pronta per essere consultata, dall’altro viene meno la necessità di utilizzare il nostro cervello. Sta quindi cambiando qualcosa su come assimiliamo. Numerosi studi arrivano alla stessa conclusione: internet ci rende stupidi o quanto meno smemorati, riducendo le naturali capacità di memorizzare informazioni. La numerosità delle informazioni fornite dalla Rete non soltanto esaurisce la nostra memoria di lavoro, ma tende a concentrare l’attenzione su un unico oggetto. Sembra quasi che Internet e il pc siano divenute le “memorie esterne” che ricordano per noi quel che abbiamo smesso di memorizzare. Sebbene la cultura digitale rappresenti una delle più temibili cause di interruzione della concentrazione, non vanno dimenticate le sue infinite potenzialità che se gestite con raziocinio dall’uomo ossono ulteriormente tradursi in un miglioramento generale delle abilità cognitive”.

Scrivi un commento da Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *