Digital Divide. La Sicilia corre sul web, buone nuove per la fine del “digital divide” dell’isola

<strong>Digital Divide</strong>. La Sicilia corre sul web, buone nuove per la fine del “digital divide” dell’isola

Last updated on Ottobre 2nd, 2012 at 07:05 pm

Digital Divide

Il Ponte possibile? Quello, virtuale, che ridurrà il divario – tecnologico, culturale, ma soprattutto economico – tra la Sicilia e il resto d’Europa, attraversando lo Stretto (altrettanto virtuale) delle le nuove tecnologie. E così, dietro l’angolo, c’è un’altra “alta velocità” possibile. Finanziata e pronta a partire. Quella di internet. Che si coniuga con parole non semplici: banda larga e ultralarga, wi-max, fibre ottiche. Ma che, con un bel po’ di soldi comunitari già pronti all’uso, è dietro l’angolo. Per far correre la Sicilia, permettendole di superare le barriere architettoniche dell’insularità.

Le scelte del governo
Nel senso dell’arretratezza tecnologica (digital divide significa letteralmente divario digitale) è racchiusa anche l’importanza di colmare questo ritardo. Tecnologico, per definizione. Ma, di fatto, anche legato allo sviluppo e alla qualità della vita di una comunità. E quando il premier Mario Monti, ieri a Pompei, parlava di «subbuglio innovativo del Mezzogiorno» il riferimento era alla classe dirigente, ma anche – come ha specificato – ai «divari gravi nella qualità dei servizi pubblici collettivi per i cittadini e per le imprese».
Un passo già compiuto, su questo versante, è l’investimento per ridurre il divario digitale. Non a caso, lo scorso fine settimana a Taormina, era stato il ministro dello Sviluppo economico ad annunciare: «Ci siamo presi l’impegno entro l’anno prossimo per ridurre ed eliminare il digital divide, ed i soldi sono già stati messi: 32 milioni di cui 25 per la Sicilia». Perciò il governo sta lavorando con la Regione per «la banda larga e anche per anticipare almeno in parte il lavoro sulla banda ultralarga che comunque rientra nel programma».

Le infrastrutture
Ma a che punto è il digital divide in Sicilia? La notizia è che, a livello di infrastrutture, non siamo poi così arretrati. Secondo i dati 2011 di Infratel (la società del ministero dello Sviluppo economico a cui è stato affidato il Piano nazionale banda larga) la Sicilia, sommando rete fissa e wireless, è al 3,4% e cioè ben al di sotto della media nazionale del 6,3%. Ciò significa che soltanto 34 siciliani su mille sono teoricamente tagliati fuori dalle connessioni ad alta velocità. E c’è anche un discreto incremento progressivo: dal 5,4% del 2009 al 4,4% del 2010, con una media di riduzione di un punto l’anno.
Anche a livello di copertura di fibra ottica la Sicilia non è al Medio Evo. Secondo il dossier Svimez sulle Economie regionali nel Mezzogiorno a fine 2010 nell’Isola si contano 719 chilometri di fibra ottica con un investimento di 32 milioni di euro; l’Isola ha registrato inoltre la migliore performance dal 2005 al 2008, con 594 km di cavi, il 31% di quanto realizzato in tutto il Sud.

Il divario culturale
Ma il problema non è soltanto la disponibilità della banda larga. Perché senza i servizi necessari per la messa in esercizio è come costruire tutti i caselli di un’autostrada senza ultimare l’asfalto della carreggiata. E poi devono esserci gli “automobilisti” motivati a percorrerla questa corsia superveloce. E qui arrivano i segnali più pesanti del digital divide non infrastrutturale.
Secondo l’ultimo “Rapporto sull’Innovazione nell’Italia e nelle Regioni” in Sicilia poco meno del 49% delle famiglie ha un accesso a internet (media italiana 47,3%). E di queste, secondo il dossier Svimez, l’88,3% ha copertura Adsl a 7 Mbps, mentre è più in ritardo (7,9%) la cosiddetta Adsl 2 con più di 20 Mbps. E se è vero che la tecnologia Dsl è più diffusa che nel resto del Paese (68,5% contro 67,2%) la presenza di servizi informatici autonomi nei Comuni (30% contro il 15,3%) sono segnali incoraggianti, l’arretratezza sta nel rapporto fra imprenditoria e l’Itc. Infatti in Sicilia è minore il numero delle imprese con collegamento a banda larga, con un sito web e con addetti che lavorano connessi a internet.
Analoga tendenza arriva dall’ultimo “Rapporto E-Gov Impres@” curato da Unioncamere su un campione di 2.200 aziende siciliane. Ben 84 imprenditori su 100 considerano la posta tradizionale come primario mezzo di comunicazione.

I progetti in campo
Nell’era delle opere pubbliche “congelate” e degli appalti infiniti, quello sulla banda gode di una corsia privilegiata. Il “Rapporto sull’Innovazione nell’Italia e nelle Regioni” faceva qualche conto in tasca alla Sicilia: sul Piano strategico “Società dell’informazione 2007/2013” in tutto 212,5 milioni di euro a disposizione, di cui 153,1 di fondi nazionali, 45,7 comunitari e 13,7 regionali.
Oltre al finanziamento annunciato da Passera (25 milioni sui 95 messi sul piatto dal governo per l’Agenda digitale), in campo c’è da qualche mese anche un altro bando con i fondi del Piano di sviluppo rurale 2007/13: oltre 23 milioni di euro «per favorire lo sviluppo socio-economico delle aree rurali attraverso l’accesso alle nuove tecnologie». In pratica: 595 chilometri di nuova banda larga, con 96 interventi in 78 comuni siciliani. Lavori al via a breve e conclusione entro 24 mesi, annuncia l’assessorato regionale alle Risorse agricole. Al termine dell’intervento il digital divide dovrebbe scendere dall’attuale 3,4% all’1,9%. E a quel punto l’Isola sarà decisamente più vicina a quella parte di mondo che corre veloce.

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