Sicilia, il piano rifiuti è sulla carta e manca un miliardo

<strong>Sicilia</strong>, il piano rifiuti è sulla carta e manca un miliardo
Ambiente

Il territorio siciliano è cosparso di immondizie, ma questo tema così scottante non viene affrontato di petto da nessuno dei candidati alla presidenza della Regione. Il piano rifiuti regionale, dopo un anno di tira e molla con Roma, è stato approvato, ma è ancora sulla carta e non ci sono i soldi per farlo partire dopo le elezioni. A che punto siamo?

«Il piano rifiuti è stato finalmente approvato – dice il prof. Federico Vagliasindi, presidente della “commissione dei 5” – ed è un compito che abbiamo portato a termine. Dovremmo essere ancora in carica per seguirne l’attuazione, ma c’è una interpretazione del decreto di nomina in base alla quale l’incarico sarebbe annuale. Comunque il traguardo dell’approvazione del piano è stato raggiunto e prevede la raccolta differenziata al 65% entro il 2015, il recupero spinto di materia dagli impianti di selezione di differenziato e la produzione di combustibile solido secondario, sarebbe il vecchio cdr (combustibile derivato dai rifiuti), che verrebbe utilizzato come fonte energetica alternativa o nei cementifici, oppure in impianti di piccola taglia su scala provinciale».

S’è accesa una disputa sui termovalorizzatori. Ma oggi sarebbero ancora utili?
«Se Regioni avanzate come il Piemonte e la Lombardia li progettano e di realizzano ci saranno delle convenienze che portano a determinate scelte. La scelta forte della vecchia Giunta regionale è stata quella di non prevederli, fermo restando che le ultime direttive recepite in Italia con il 65% di differenziata tagliano le gambe a impianti vecchia maniera perché i flussi vengono ridotti di molto. Diciamo che ci sono anche soluzioni tecnologiche che prima non c’erano, ma bisogna fare un attenta valutazione dei costi di gestione perché non ci sono contributi pubblici. Se il progetto è valido il finanziamento si trova».

Le opinioni sono differenti anche tra tecnici che hanno lavorato seduti allo stesso tavolo, come Maurizio Croce (che oggi è commissario per il dissesto idrogeologico in Sicilia). «Io i termovalorizzatori li farei. Ci sono anche degli impianti nuovi di pirolisi che polverizzano tutto e non c’è alcuna emissione con una sorta di fermentazione interna biologica. Sono impianti più piccoli e quindi con un costo più basso».

Allora non ci sarebbe nemmeno bisogno di fare la raccolta differenziata.
«Si può evitare la differenziata, ma la resa sarebbe minore. Rinunciare alla differenziata sarebbe un danno».

Resta il fatto che il prossimo presidente della Regione si troverà un sistema rifiuti da inventare perché le Srr non sono ancora partite e non tutti i famigerati Ato sono stati liquidati.
«Ma no, quasi tutte le Srr sono state costituite, almeno sulla carta, cioè davanti al notaio, e debbono funzionare come società di gestione in ambito provinciale e non come gli Ato che gestivano gli impianti. Le Srr fanno programmazione e controllano l’attuazione del piano in ambito provinciale. I soci sono i Comuni e quindi i sindaci».

Ma questa sporcizia sul territorio si toglierà mai?
«Oggi questo problema è quasi ingestibile perché c’è una situazione economica pessima. Non si può pensare di risolvere un problema così grosso non avendo soldi. L’unica cosa che si può fare è spingere la raccolta differenziata, anche perché l’impiantistica è stata realizzata per una buona parte. Bisogna diffondere sul territorio la cultura della differenziata, che tra l’altro è a costo zero».

E le micro-discariche e cielo aperto, quelle montagnole di sacchetti che nessuno raccoglie? Quelli non c’entrano con il discorso della differenziata.
«E’ chiaro che il pregresso va gestito con le discariche ancora attive. Gli Ato debbono ripulire il territorio scaricando questi rifiuti ammonticchiati nelle discariche, e poi si penserà al futuro con le Srr sovracomunali. Perché si lasciano ancora quelle discariche a cielo aperto? Ma perché se lei vuole versare dei rifiuti in una discarica, il gestore della discarica lo manderà via perché non ha pagato. Bisogna dotare le amministrazioni degli Ato di un minimo di cassa per poter operare».
Dice il presidente della Provincia di Siracusa, Nicola Bono: «Il nuovo sistema non è sbagliato, bisognerà vedere come sarà applicato. La Provincia di Siracusa ogni anno rimuove discariche abusive, multa gli sporcaccioni e sorveglia il territorio con le telecamere. Non è compito della Provincia, ma dei Comuni: però se non facciamo così ci scordiamo il turismo».

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